Carte bollate fra preti e Comune Un commissario consegnerà gli atti

Dal municipio negato accesso a documenti su terreni utilizzati per la realizzazione di opere pubbliche

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di Federica Pacella

Documenti mai consegnati all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero della Diocesi di Brescia nonostante una sentenza passata in giudicato: il Tar di Brescia affida ad un commissario la soluzione della questione. Succede ad Ossimo, Comune di 1.500 abitanti della Val Camonica, ritenuto dal Tribunale amministrativo inottemperante rispetto alla sentenza del 23 luglio scorso, che riconosceva all’Istituto il diritto di accesso agli atti del Comune riguardanti i terreni usati per la realizzazione di opere pubbliche ed attualmente occupati senza titolo. In particolare, l’Istituto, il 30 ottobre 2019, aveva chiesto al Comune copia dei decreti di esproprio o di pagamento relativi ad una serie di terreni per opere quali l’allargamento della strada di collegamento Ossimo Superiore – Ossimo Inferiore, la strada di accesso al parco Cerreto, la strada di collegamento tra il PIP e via Lombarone.

La sentenza di luglio aveva confermato la sussistenza dell’interesse, motivato dall’esigenza di difendere il diritto di proprietà e di ottenere in un separato giudizio l’indennizzo per occupazione senza titolo. La sentenza, in particolare, ordinava al Comune di fornire una serie di documenti entro 30 giorni e di comunicare all’Istituto per quali opere pubbliche non fossero stati adottati provvedimenti corrispondenti a quelli richiesti. Tuttavia, gli ordini del Tar non sono mai stati ottemperati: il Comune non ha, infatti, chiarito l’eventuale inesistenza dei documenti richiesti, né ha rilasciato quelli esistenti. Inoltre, non ha neanche pagato le spese processuali (3mila euro più oneri di legge), né rimborsato il contributo unificato. È rimasta senza risposta anche la nota inviata il 24 luglio da uno dei difensori dell’Istituto, in cui si attestava la disponibilità a definire in modo ragionevole la situazione degli espropri incompiuti.

Per il Tar è evidente l’inottemperanza alla sentenza di luglio, anche se il Comune non ha potuto spiegare le ragioni del ritardo o integrare la ricostruzione dei fatti indicata nel ricorso perché non si è costituito in giudizio. Il Tribunale amministrativo ha dunque ritenuto necessario nominare un commissario ad acta, che sarà scelto dal Prefetto e pagato dal Comune, che si sostituisca agli organi e agli uffici comunali per la consegna dei documenti.