Accusato di violenza dalla vicina, scagionato dal Dna: la Procura chiederà l’archiviazione

La donna, un'87enne, indicò nel 32enne romeno il suo aggressore. Ma dall'analisi delle lenzuola emerge un'altra verità

Maltrattamento anziani (Foto di repertorio)

Maltrattamento anziani (Foto di repertorio)

Brescia, 19 marzo 2017 - Già nelle prossime ore potrebbe uscire del tutto dalla bruttissima vicenda giudiziaria in cui è stato trascinato. Il sostituto procuratore Ambrogio Cassiani ha chiesto che venga archiviata la posizione del manovale romeno di 32 anni residente a Castelcovati arrestato all’inizio di ottobre con l’accusa di avere violentato una vicina di casa di 87 anni. Dopo 39 giorni di detenzione, prima a Brescia e quindi a Pavia, il manovale venne scarcerato. L’esame del Dna aveva infatti escluso che le tracce biologiche trovate sulle lenzuola che coprivano il letto teatro della violenza denunciata dall’anziana potessero appartenere al 32enne, sposato e padre di due figli di 6 e 14 anni, che venne fermato nella Bergamasca a casa di uno zio.

L’esam del dna aveva poi dimostrato che quelle tracce appartenevano a un altro uomo, un 70enne del paese che ha ammesso di avere avuto una relazione con l’87enne, che aveva aiutato l’anziana a ripulire casa e a lavare le lenzuola dove sarebbe avvenuto il presunto stupro. I risultati scientifici e le parziali ammissioni del 70enne, l’anziana ha continuato a sostenere di essere stata vittima di un aggressione da parte del romeno, non avevano però scagionato del tutto il manovale 32enne. I familiari dell’anziana avevano infatti fatto avere agli inquirenti altre lenzuola affermando che era quello in realtà il corredo presente sul letto la notte del 1 ottobre. La Procura ha quindi deciso di fare analizzare le lenzuola da un proprio consulente. Nei giorni scorsi, gli esami sono durati un po’ più del previsto facendo quindi dilatare di qualche settimana i tempi, i risultati sono arrivati. E ci sarebbe un nuovo colpo di scena. Sul corredo sono state trovate sì tracce biologiche, ne sarebbero state campionate alcune, ma nessuna di questa corrisponderebbe al profilo genetico né del 32enne romeno, né tantomeno del 70enne che con l’anziana aveva una relazione.

Impossibile, e del resto inutile ai fine delle indagini, risalire alle identità che si celano dietro i Dna raccolti sulla biancheria. Per la procura i risultati ottenuti dalla dottoressa Nicoletta Cerri sono stati a questo punto sufficienti per chiedere di archiviare la posizione del manovale romeno che nei mesi scorsi ha ripreso a lavorare nell’azienda della Bergamasca in cui da tempo era occupato. La richiesta è ora sul tavolo del gip Luca Tringali che nelle prossime ore potrebbe definitivamente scagionare il manovale. La vicenda giudiziaria non sarebbe, però, conclusa. Una volta ottenuta l’archiviazione infatti il 32enne è pronto attraverso il suo legale, l’avvocato Cristian Mongodi, a presentare una denuncia nei confronti dell’anziana vicina di casa e del suo “amico” di quasi 20 anni più giovane per calunnia e per simulazione di reato. In più potrebbe chiedere anche un risarcimento per i 39 giorni di ingiusta detenzione.