Clusane, cane che russa non fa dormire la vicina di casa

Il padrone di Churchill viene convocato dai carabinieri

Churchill e il suo padrone

Churchill e il suo padrone

Brescia, 12 giugno 2018 - Il cane la notte russa. E la vicina, che dorme due piani di sotto, non ce la fa a sopportarlo. I suoni gutturali che l’animale emette durante le ore di riposo non la lasciano addormentare, oppure la svegliano. E così, forse a causa della stanchezza accumulata, la signora si ribella ritenendo ingiusto che il cane possa essere abbracciato da Morfeo e lei no. Si rivolge ai carabinieri della stazione di Iseo per far loro risolvere una questione che, a suo parere, è estremamente delicata e richiede l’intervento delle forze dell’ordine.

Accade a Clusane d’Iseo, nella centrale via Risorgimento su cui insiste la palazzina dove da tre anni ha trovato famiglia il bulldog inglese Churchill, adottato da Maurizio Fontana, ristoratore 41enne e dalla sua fidanzata Elisa. Con loro abita anche il gatto Baglioni, preso in un gattile. La vita, nel condominio, è sempre trascorsa serena. Quasi tutti gli occupanti degli appartamenti hanno animali domestici. Nessuno si è mai lamentato fino a un anno e mezzo fa quando una nuova inquilina si è stabilita al primo piano.

«Da allora le liti sono continue – spiega Maurizio Fontana – tanto che abbiamo dovuto, per la prima volta, avvalerci di un professionista. Il problema principale con questa signora sono i nostri amici a quattro zampe. Churchill non è l’unico ad esserci andato di mezzo. Abbiamo sempre sopportato per quieto vivere. Ora però non posso più tacere. Ieri mattina mi sono recato dai carabinieri perché tramite l’amministratrice la signora ha depositato un esposto perché si sente disturbata. E pensare che Churchill dorme in camera con noi in mansarda, al terzo piano. Nessun altro si è mai lamentato. I carabinieri sono stati gentilissimi. Ciò che mi chiedo è se era davvero necessario scomodarli e distrarli dalle vere incombenze e necessità della popolazione, quasi come se Churchill russando commettesse un reato e noi fossimo i suoi complici».