Calcinato, Federica Lombardo: "Demansionate perché gay, il sindaco ammetta"

Lo ha stabilito la Corte d’Appello , ma il primo cittadino vuole fare ricorso. L’ex capo dell’Ufficio tecnico: Maestri persevera nella condotta discriminatoria

Luisa Zampiceni e Federica Lombardo

Luisa Zampiceni e Federica Lombardo

Calcinato (Brescia) - "Bastavano delle scuse, anche private, o persino il silenzio. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico". Lo dice Federica Lombardo, ex capo dell’Ufficio tecnico del Comune di Calcinato, alla quale la Corte d’Appello di Brescia ha riconosciuto di essere stata discriminata nel 2021 dalll’Amministrazione del sindaco Nicoletta Maestri, che l’ha demansionata dopo l’unione civile del 2020 con la compagna Luisa Zampiceni, allora comandante della Polizia locale.

Dopo la sentenza, che ha travalicato i confini locali, il primo cittadino ha rigettato le accuse di omofobia e annunciato di voler ricorrere in Cassazione. Ha anche spiegato di avere agito per il bene della comunità, attuando un principio di rotazione raccomandato dall’Anticorruzione.

«Malgrado la sentenza di ben 60 pagine abbia definito “pacifica“ e “documentale“ la natura discriminatoria di detta condotta – replica Lombardo – il sindaco persevera nella propria posizione. Io e la mia compagna Luisa abbiamo vissuto due anni assai difficili in cui la nostra professionalità, fino a quel momento riconosciuta da tutti, è stata distrutta dal sindaco di Calcinato che ha deciso di revocare l’incarico direttivo solo ai due responsabili omosessuali. L’invocata regola della rotazione è stata applicata solo a me e solo questa volta. L’anno successivo, infatti, gli altri due responsabili di uffici, uno da 40 anni e l’altra da più di 20, sono stati riconfermati senza alcuna rotazione".

Anche Zampiceni – che ora lavora altrove mentre Lombardo si è licenziata, molto provata dalla vicenda – è stata destituita dall’incarico di comandante di Polizia Locale con l’escamotage di inserire un nuovo requisito “ad personam“ nel testo della convenzione, non previsto dalla legge, come reca la sentenza: per questo è in corso un’altra causa. "Tali decisioni non sono state prese affatto per il bene della comunità, come afferma il sindaco, ma hanno inteso deliberatamente colpirci per le nostre scelte di vita privata senza tenere in minima considerazione gli inevitabili disservizi per la cittadinanza che ne sarebbero conseguiti e che sono ampiamente documentati. Invito il sindaco Maestri ad ammettere onestamente il comportamento discriminatorio, accertato dalla Corte d’Appello".

Secondo il sindaco, "questa sentenza crea un precedente a mio avviso grave per tutti i pubblici amministratori". Replica Lombardo: "Un’affermazione molto grave, che lede i diritti di tutti i lavoratori della Pubblica amministrazione, nel vano tentativo di accomunare alla sua inammissibile condotta tutti gli altri sindaci".