Caso Caffaro, nessuna risposta. Indagati i due commissari

La Procura ha aperto un fascicolo. In mancanza di interventi delle aziende, la Loggia potrebbe agire per accertare se il mercurio sia percolato in falda

Il sindaco Emilio Del Bono

Il sindaco Emilio Del Bono

Brescia, 2 novembre 2019 - Sarebbero dovute arrivare il 31 le risposte alla lettera inviata dalla Loggia a Caffaro Brescia e Caffaro Chimica in amministrazione straordinaria per l’emergenza mercurio nel sito di via Milano. Il Comune aveva scritto alle due aziende, oltre che al Ministero, per chiedere un piano di intervento dopo il sequestro da parte della Procura nell’ex reparto cloro-soda, in disuso da tempo, nella disponibilità del curatore fallimentare di Snia Marco Cappelletto. Qui, le analisi dei tecnici di Arpa avevano rilevato già nei mesi scorsi la fuoriuscita di importanti quantità di mercurio; a seguito di un nuovo sopralluogo a settembre, il 7 ottobre sono scattati i sigilli.

La Procura ha aperto un fascicolo, iscrivendo tra gli indagati anche il commissario straordinario Roberto Moreni e il commissario Cappelletto, come atto dovuto per poter effettuare nuovi carotaggi e accertare se il mercurio sia percolato in falda. Nel frattempo, però, resta l’urgenza di intervenire per fermare la fuoriuscita del pericoloso contaminante. Alla chiusura degli uffici, giovedì non erano pervenute risposte da parte delle aziende sollecitate dalla Loggia che, come comunicato in conferenza dei capigruppo, potrebbe diffidare le aziende e intervenire in via sostitutiva.

Ogni passaggio, tuttavia, dovrà essere concordato con gli enti interessati, in primis con il ministero dell’Ambiente, cui spetta la competenza di bonificare visto che si parla di un sito di interesse nazionale. Il tema sarà certamente al centro dell’incontro in programma per il 12 novembre al dicastero di Roma, dove il ministro dell’Ambiente Sergio Costa incontrerà rappresentanti di Comune, Provincia e Regione anche per definire i contorni dell’accordo di programma, necessario per chiarire competenze e risorse nella partita dell’acquisizione pubblica del sito industriale di via Milano. Il Ministero, infatti, non vuole usare risorse pubbliche (100 milioni di euro) per bonificare un’area privata che, sebbene destinata a essere parco pubblico, potrebbe comunque essere oggetto di speculazione dopo essere stata ripulita.

Da parte sua, il Comune vuole garanzie solide prima di acquisire il bene (l’auspicio, anzi, è che diventi demaniale). La bonifica, infatti, potrebbe far emergere problematiche inedite e aggiuntive rispetto alle tante già note: le sole osservazioni fatte da Arpa al progetto di bonifica della multinazionale Aecom potrebbero richiedere 20 milioni in più di quanto preventivato. Resta infine aperto il fronte degli esuberi di cromo VI che hanno portato alla sospensione dell’Aia a Caffaro Brescia, azienda in affitto nel sito industriale, dove produce clorito di sodio. Il 6 novembre il Tar dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di sospensiva, presentata col ricorso verso il provvedimento della Provincia. Nel frattempo, l’attività è stata parzialmente sbloccata dal Broletto. Anche per questa vicenda, la Procura ha avviato un’inchiesta.