Bonifiche Caffaro, c’è l’ennesima beffa Sorin: «Ma perché ci avete chiamato?»

L’azienda non avrebbe mai proposto un piano ma solo uno studio di Federica Pacella

L’arrivo della Commissione all’interno della Caffaro (Fotolive)

L’arrivo della Commissione all’interno della Caffaro (Fotolive)

Brescia, 18 giugno 2015 - Altro che progetto di bonifica del Sin Caffaro di Sorin Spa. La multinazionale, ex azionista della Caffaro, non è responsabile dell’inquinamento da Pcb e diossine nel cuore di Brescia, ma ad aprile aveva presentato quello che sembrava un progetto di bonifica per trasformare l’area di via Milano in un parco pubblico. Pareva dunque che ci fosse pronta una soluzione, la prima per la verità. Alla Commissione bicamerale sulle ecomafie che l’ha chiamato in audizione, però, la società ha inviato una lettera nei giorni scorsi per sottolineare che non capiva il motivo della chiamata. Si è presentata lo stesso, nella sala della Prefettura, ma di fatto ai commissari non è stato fornito nulla. «Ha fatto uno studio superficiale – spiega il deputato Stefano Vignaroli – ma non c’è nessun progetto, non siamo neanche riusciti a visionare quanto hanno prodotto». Anche chi si aspettava dalla Commissione qualche buona notizia sui circa 50 milioni di euro annunciati dal ministro Gian Luca Galletti, che dovevano arrivare in primavera, è rimasto deluso. « E’ un impegno – ha spiegato il presidente Alessandro Bratti - che il Ministero ha preso per il Sin Caffaro come per tanti altri Siti».

Per bonifiche e messe in sicurezza alla Loggia servirebbero 42 milioni. «Non ci sono, ma c’è l’impegno a trovarli», commenta Bratti. Mancherebbe solo una firma, invece, per l’arrivo del commissario straordinario, utile, secondo il Comune, a tenere le fila di una bonifica complessa che interessa molti attori. «Si può discutere però – sostiene Bratti –se serva davvero: dove c’è il commissario, non è che la situazione sia migliore». «Si è parlato anche – ha sottolineato Miriam Cominelli, deputata bresciana – della necessità di riperimetrare il Sin, per procedere meglio sul fronte delle bonifiche». Continua, invece, il lavoro dell’Avvocatura dello Stato per imporre l’obbligo della riparazione dei danni ambientali, stimati dall’Ispra in 3,5 miliardi, ai responsabili della contaminazione. «Ci si scontra – ha commentato la senatrice Laura Puppato – con i tentativi delle società di scaricare le responsabilità, attraverso il meccanismo delle scatole cinesi, lasciando l’onere di tutto al pubblico». Da parte loro, i Commissari hanno promesso di continuare a monitorare il caso Caffaro. «L’impegno – ha aggiunto Bratti – è di risolvere almeno il problema del vincolo di bilancio, perché i Comuni, pur avendo i soldi in cassa, non possono spenderli per le bonifiche».