Caccia, ripartenza con limitazioni

Attività venatoria consentita solo nel proprio Comune, ma gli appassionati trovano sbagliata la misura

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di Milla Prandelli

Nel Bresciano e in Lombardia grazie agli ultimi DPCM si è tornati a cacciare, ma solo nel paese di residenza. Se per molti e specie per chi abita in zone di montagna con vasti territori questo può bastare, per la maggioranza dei praticanti l’attività venatoria si tratta di un mero palliativo. "Ancora una volta noi cacciatori siamo penalizzati – dice Sandro Sala, presidente dell’Ambito Territoriale Unico di Caccia di Brescia – Personalmente ho scelto di non praticare l’attività venatoria fino a che tutti potremo muoverci in maniera uguale. Lo ritengo rispettoso per chi paga la licenza e non può cacciare perché per esempio ha il capanno fuori paese. C’è chi ha pagato ambiti fuori provincia o regione. Mi auguro che, come si mormora dopo l’11 dicembre si diventi zona gialla, e ci si possa muovere in tutta la Regione. Altra cosa: si pensi alla caccia al cinghiale che si effettua in braccata, ovvero in squadra. Non tutti i cacciatori sono dello stesso paese. E se anche tutti i cinghialai risiedessero nello stesso paese e l’animale sconfinasse cosa accadrebbe"?

Non è felice nemmeno l’associazione di categoria Federcaccia, che a livello regionale e nazionale sta lavorando per risolvere la situazione: "Se questa soluzione placa l’animo di qualcuno molti non sono per nulla contenti – afferma il presidente Marco Bruni – C’è chi ha capanni in altri Comuni e non possono andarci, c’è chi risiede in pianura e ha permessi in zona Alpi o chi ha permesso in ambiti diversi. Tutti loro devono stare a casa. Siamo consapevoli che il Governo probabilmente non farà nulla. Una domanda mi pongo. Non è forse meglio lasciare muovere i cacciatori nei boschi della provincia o della Regione piuttosto che in un unico comune? Tutti i cacciatori di Brescia andranno a praticare l’attività venatoria in Maddalena".

È notizia di ieri che la Toscana sta predisponendo delle misure per i cacciatori e per la movimentazione. La Regione Lombardia al momento non ha ancora preso provvedimenti. "Se i toscani ci riusciranno e questo sarà legittimo andrà un plauso al loro coraggio – asserisce il consigliere regionale Floriano Massardi Massardi – secondo i dirigenti regionali lombardi non è possibile uscire dal comune. Intanto bravi ai nostri cacciatori che stanno sopportando".

Sul Sebino c’è chi ha iniziato a cacciare. "A Pisogne siamo tornati suoi monti – dice Alessandro Romele, presidente locale di Federcaccia – c’è chi ha avuto un ottimo carniere con anche venti cesene e sasselli. Certo è che chi dei nostri ha il capanno, per esempio, anche solo ad Artogne non può andare. Non è giusto. Tutti paghiamo la licenza e nessuno dovrebbe essere multato".