Brescia prova a curare il bosco di casa coinvolgendo i privati

Rischio idrogeologico e incendi: il Comune lancia il modello dell’associazione fondiaria per gestire i 2.200 ettari della Maddalena

Migration

Convincere i privati non sarà facile, soprattutto i fondi e le società di capitale che non hanno certamente tra le loro priorità la cura del bosco della Maddalena. Il Comune di Brescia, tuttavia, ci vuole provare, lanciando il modello dell’associazione fondiaria per gestire i 2200 ettari di bosco della montagna di casa. Solo 60 ettari sono di proprietà del Comune, che ha speso più di 64 mila euro per manutenzione e migliorie. Ma la maggior parte è in mano ai privati, che in gran parte non se ne occupano, con buona pace di rischio idrogeologico e incendi, che trovano il terreno giusto per propagarsi. "Aderire all’associazione – spiega il sindaco Emilio Del Bono (nella foto) - non comporterà rinunciare alla proprietà del terreno, ma quanto più alta sarà la partecipazione, tanto più si riuscirà a fare massa critica e ad intercettare fondi per la gestione e la cura del loro bosco". Obiettivo finale potrebbe essere quello di tornare a rendere remunerativo il bosco, attraverso la vendita di lega da ardere o cippato per biomasse.

"Sarà elaborato uno statuto – aggiunge l’assessore all’Ambiente Miriam Cominelli – per regolamentare l’associazione. Ci sarà un’assemblea, con una presidenza. Si valuterà se definirie dei pesi in base alla superficie di cui si è proprietari". Il primo nucleo sarà costituito dagli enti pubblici, come gli Spedali Civili, che possiedono alcuni ettari, poi si partirà con i privati. A bilancio ci sono già 238mila euro erogati da Fondazione Cariplo nell’ambito del bando “Un filo naturale“, in cui la Loggia, già nel 2020, aveva previsto un capitolo specifico per la gestione dei boschi. Il modello bresciano potrebbe fare scuola: come spiegato da Graziano Lazzaroni, dirigente del settore Verde del Comune, in Lombardia, le realtà di questo tipo si contano sulle dita di una mano. F.P.