Brescia, omicidio Bani: estradizione negata. L'assassino ora potrebbe tornare libero

Corsa contro il tempo per anticipare la Cassazione

Daniela Bani

Daniela Bani

Brescia, 22 marzo 2019 – Dall’inizio di febbraio è rinchiuso nel carcere di Tunisi per l’omicidio della moglie Daniela Bani, uccisa con 37 coltellate a Palazzolo sull’Oglio nel settembre 2014. L’arresto è avvenuto in extremis dopo quattro anni e mezzo di latitanza, l’interessamento del Viminale e due condanne a 30 anni. Ma ora Chaambi Mootaz, tunisino di 38 anni, rischia di venire scarcerato in attesa che la giustizia faccia il suo corso, incagliata in paradossali lungaggini burocratiche.

L’estradizione è stata negata, le autorità italiane si sono date da fare per anticipare la Cassazione così da contare su una pena certa in tempi ragionevoli, ma dalla Tunisia arriva la comunicazione che notificare la novità all’imputato in cella è uno scoglio non indifferente: «Ci vorranno almeno sei mesi» annuncia la carta protocollata dalle cancellerie dello Stato nordafricano al procuratore generale Pierluigi Maria dell’Osso, che adesso ha incaricato l’ambasciatore italiano a Tunisi e l’agenzia Eurojust perché si facciano carico personalmente della notifica.

«Come ci aspettavamo l’estradizione è stata negata, pero’ grazie a una convenzione bilaterale c’è la disponibilità al processo» spiega dell’osso, il cui obiettivo è che l’autore di un reato così grave paghi. dichiarato colpevole di omicidio aggravato e appunto già condannato a 30 anni in primo e secondo grado, il 38enne aveva fatto ricorso in cassazione e la sentenza era stata fissata il 29 settembre. per evitare che l’ex latitante trovi il sistema di accedere a misure alternative, il procuratore generale è intervenuto presso il procuratore generale prima e il presidente della cassazione poi per ottenere una data anticipata. risultato: l’interessamento è andato a buon fine e la discussione del caso è stata anticipata al 10 giugno. però comunicare la nuova data nel carcere di tunisi è arduo, tanto da richiedere un tempo tanto lungo da doppiare persino la data originaria della sentenza. mootaz è stato arrestato in seguito a un mandato di cattura internazionale.

La sua latitanza era iniziata la sera del 22 settembre 2014 poche ore dopo aver ucciso per gelosia la moglie da cui aveva avuto due bimbi, ora di 8 e 11 anni e affidati ai nonni materni. il più grande era presente in casa durante l’aggressione mortale alla madre e ha raccontato quei terribili momenti in un tema a scuola, poi letto dai parenti commossi al processo d’appello. consegnati i piccoli a un amico, il padre aveva preso un volo per la tunisia e non era più tornato. da laggiù aveva chiamato i suoceriavvisando di non riportare a casa i bambini, perché daniela era morta. in africa mootaz ha continuato la sua vita come nulla fosse, utilizzando facebook attraverso cui contattava persone vicine alla vittima per avere notizie dei piccoli. disperata, la madre di daniela, ha chiesto l’intervento del ministro salvini perché l’assassino della figlia fosse rintracciato. fino alla svolta.