Brescia, lite in strada per una manovra: 14 anni per la sentenza

La Corte d’Appello si è pronunciata: dichiarata la prescrizione. L’autotrasportatore dovrà risarcire l’automobilista con cinquemila euro

Su posto è intervenuta la Locale

Su posto è intervenuta la Locale

Brescia, 23 febbraio 2020 - Una manovra azzardata trasforma un incrocio stradale nel ring di un incontro di boxe. Insulti, pugni, abiti strappati, occhiali e orologi fracassati. La lite tra il conducente di un furgone e un automobilista andò in scena 14 anni fa, il 9 settembre 2006, tra via Altopiano d’Asiago e via Zadei a Brescia. Sfociata in reciproche denunce e costituzioni di parte civile al processo, si concluse in una condanna a 7 mesi per l’autotrasportatore, assolto l’automobilista.

 La vicenda gira ancora per le aule del palagiustizia, e solo ora la Corte d’appello si è pronunciata: i reati sono prescritti, l’esagitato è stato prosciolto. Dovrà tuttavia risarcire i 5mila euro alla controparte come disposto in primo grado. Protagonisti dello scontro, anche in tribunale, furono appunto il conducente del furgone, oggi 47 anni, e quello di una Mini gialla, 63. I due bresciani diedero versioni diverse. Il più anziano, che guidava l’auto con moglie accanto, riferì di essere stato tallonato per un chilometro dal furgone che voleva a tutti i costi superare per non perdere il semaforo verde.

All’altezza di via Zadei ci riuscì salendo sul marciapiede, costringendo lui a frenare bruscamente e buttando quasi fuori strada un’altra auto. Nonostante questo, il rosso scattò, bloccando il pirata. Dalla Mini, che lo affiancò, partirono gestacci e un ‘furbo’ urlato al suo indirizzo. Un affronto che l’allora 43enne vendicò: scese dal furgone, si recò con passo marziale verso la Mini, estrasse di peso il guidatore e gli riservò pugni, schiaffi e “parole gentili“. Non pago, gli strappò la maglia e la catenina, gli fracassò gli occhiali da vista e da sole, l’orologio e il mignolo della mano sinistra.

La scena fu interrotta da un vigile. A suo dire però fu l’altro a iniziare: lo spintonò per primo, gli mise le mani al collo per strangolarlo e lo apostrofò con un «testa di c...o, pazzo, drogato e stronzo». Il giudice di primo grado non lo ritenne credibile e lo condannò a 7 mesi per ingiuria, lesioni e danneggiamento, assolvendo invece l’automobilista. Ora è tutto prescritto.