Spaccio alla stazione e nei parchi, smantellata banda di tunisini: 14 misure cautelari

Brescia, indagini partite da un tentato omicidio. Pusher avrebbe continuato a spacciare anche durante permessi premio in carcere

Un fermo immagine della polizia legato all'operazione antidroga

Un fermo immagine della polizia legato all'operazione antidroga

Brescia, 1 luglio 2020 - Maxi operazione antidroga della polizia di Brescia. Alle prime ore dell’alba è scattata l’operazione “Customers” condotta dalla Squadra mobile che ha eseguito numerose misure cautelari nei confronti di un gruppo di tunisini gravemente indiziati, a vario titolo, di traffico di stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.  Secondo quanto emerso, i tunisini spacciavano nei pressi della stazione e in diversi parchi della città.

Gli investigatori sono arrivati a loro dopo avere individuato due importanti acquirenti del gruppo di nordafricani: il primo, soprannominato “la bestia”, si recava spesso a Brescia per acquistare dello stupefacente, dopo essersi preventivamente accordato con i pusher. Il secondo acquirente veniva soprannominato “il bambino”, a causa del fatto che si lamentava spesso della qualità dello stupefacente che acquistava, tanto da chiedere più volte il rimborso di quanto pagato per la sostanza. Anch'essi nordafricani e a loro volta attivi come spacciatori in provicia.

Complessivamente sono cinque le persone in carcere, e altre nove quelle raggiunte dalla misura del divieto di dimora nel comune di Brescia. L'indagine,  che ha consentito di smantellare un'importante rete di spaccio di hascisc, cocaina ed eroina e accertato 478 cessioni di droga, è nata da un tentato omicidio, avvenuto il 25 settembre 2018, quando un tunisino venne raggiunto da un colpo d'arma da fuoco per un regolamento di conti nell'ambito della locale rete del traffico di stupefacenti. I due aggressori, oggi colpiti dalla misura della custodia cautelare in carcere, sono già stati giudicati e condannati per il reato di tentato omicidio. Le dosi non sono state acquistate tramite scambio di denaro, ma con un "baratto" di una vasca da bagno, caricata direttamente in un furgone in uso al gruppo di spacciatori.

Le misure cautelari sarebbero scattate in base "alla spregiudicatezza degli indagati, che, talvolta, portavano avanti il loro business illecito, approfittando anche di permessi premio, periodi di affidamento in prova e di altri benefici, in violazione con i pregressi regimi cautelari".