Beni confiscati alla mafia: Lombardia da record

È la regione del nord con i numeri più alti. In un Comune su dieci. un immobile requisito

Con 1.734 immobili in gestione e 1.521 destinati, la Lombardia si conferma la regione del Nord col più alto numero di beni confiscati alla mafia. Si tratta certamente di numeri distanti dai 6.389 in gestione ed i 7.686 destinati in Sicilia, ma il primato nel Nord Italia conferma quanto il fenomeno mafioso sia radicato su tutto il territorio lombardo (oltre che essere indice dell’attività investigativa grazie alla quale si arriva alla confisca dei beni della criminalità organizzata). Secondo i dati forniti dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati, pubblicati il 16 agosto scorso e relativi all’attività del 2021, sono 1.734 gli immobili in gestione, ovvero quelli che, per diverse ragioni (l’iter giudiziario è ancora in corso, esistono criticità che bloccano le procedure), non sono ancora stati trasferiti ad altre amministrazioni dello Stato o agli enti locali e, dunque, sono ancora sotto la gestione dell’Agenzia stessa: rispetto al totale nazionale, sono il 9%. A questi si aggiungono 262 aziende in gestione, di cui 205 in confisca definitiva. Sono, invece, 1.521 i beni destinati (erano 1.270 nel 2020), ovvero quelli per i quali le procedure sono giunte al termine ed è stato possibile procedere alla destinazione, sia per finalità istituzionali sia per finalità sociali. Nel complesso sono 194 i Comuni lombardi che hanno nel proprio territorio almeno un bene destinato, pari al 12,8% del totale: in pratica, in più di un comune lombardo su 10 c’è un immobile sottratto alla mafia.

Nel solo 2021 ne sono stati destinati 220, contro gli 86 del 2020. La mappa aggiornata a settembre, sul portale Open Regio, evidenzia come la maggior parte si concentra nella provincia di Milano (857 beni), seguita da Monza (160) e Brescia (140). Significativo il numero delle aziende: 260 quelle in gestione di cui 155 a Milano (933 in Sicilia), 125 quelle destinate (536 in Sicilia). Non tutti e non sempre i beni sono poi riutilizzati effettivamente. "I bandi della Regione sono sfruttati poco – spiega Tita Raffetti, referente del coordinamento provinciale di Libera Brescia – perché per ottenere i fondi bisogna avere i progetti, ma non sempre gli enti locali sono pronti". Ci sono, però, esperienze positive, tra cui l’attivo di via Aldo Moro a Brescia, confiscato alla mafia e ora gestito dal Coordinamento delle famiglie affidatarie, o l’appartamento di Gianico, in Val Camonica, assegnato all’associazione multietnica Terre Unite. Federica Pacella