Brescia, batterio killer in ospedale: morto neonato. Caccia al focolaio

Attesa l’autopsia sul neonato ucciso dall’infezione ospedaliera Il primario: trovare l’origine è difficile

INCHIESTA Il primario Gaetano Chirico

INCHIESTA Il primario Gaetano Chirico

Brescia, 13 agosto 2018 - «Adesso stiamo cercando l’origine del focolaio». Agli Spedali Civili di Brescia il dramma del batterio killer “Serratia Marcescens” che si è portato via la vita di un neonato, ha minacciato seriamente il gemellino e un altro piccolo, inchiodandone altri sette a cure antibiotiche, si traduce in volti tesi e tentativi di fare chiarezza. Il primario del reparto dove i bimbi sono venuti alla luce, Gaetano Chirico, non è ottimista sulla caccia all’origine dell’infezione: «Non siamo sicuri di trovarla, è un microrganismo molto diffuso».

Diffuso e pericoloso. Lo sanno i genitori del piccolo Paolo, asserragliati in silenzio in terapia intensiva neonatale, dove ancora è in cura il figlio superstite, sotto stretta osservazione, anche lui nato prematuro, e dove nessuno in queste ore può mettere piede, «così da poter progressivamente liberare gli ambienti e procedere a una radicale bonifica», fa sapere la direzione. Questo perché i casi complessivamente dal 20 luglio sono stati dieci, compreso il gemellino della vittima che è ancora in fase di cura con altri cinque neonati. Quattro invece i bambini dimessi dopo essere stati sottoposti a terapia antibiotica. In reparto ci sono le mamme e i papà, preoccupati. Oggi, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Brescia, si attende l’autopsia sul corpicino di Paolo. E nel più grande ospedale della provincia, la Regione spedisce i suoi ispettori. «Abbiamo dato mandato ad Ats Brescia di avviare una commissione d’inchiesta – dice l’assessore al Welfare Giulio Gallera –. Vogliamo capire se dal punto di vista amministrativo e sanitario siano state seguite tutte le misure di sorveglianza e contenimento del batterio. Voglio esprimere il mio più profondo cordoglio alla famiglia», conclude. Per il momento madre e padre tacciono e si interrogano.

«Provano solo un grande dolore, non rabbia e nemmeno accanimento, solo dolore», dice il loro l’avvocato, Chantal Frigerio. «Vogliono sapere perché è accaduto – conclude – e se ci sono responsabilità sulla morte del piccolo». «Sembrava in condizioni stabili poi all’improvviso è peggiorato», fanno eco le parole del professor Chirico. Il dramma che si è consumato a Brescia, intanto, rimbalza anche in Parlamento, dove la preoccupazione maggiore è quella del rischio di infezioni ospedaliere. «È un problema serio che purtroppo viene sottovalutato in tutte le regioni – ha detto il vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera, Michela Rostan –. Ma questi casi mietono più morti degli incidenti stradali».