Bambina scomparsa a Serle, il padre di Iushra: la mia speranza vacilla

Il padre della 12enne sparita va da chi sta indagando

Mohammed Liton Gazi

Mohammed Liton Gazi

Serle (Brescia), 13 ottobre 2018 - Per circa 30 minuti giovedì ha voluto incontrare in Procura i due magistrati che dallo scorso 19 luglio si stanno occupando della scomparsa di sua figlia Iushra. Mohammed Liton Gazi, il padre della bimba autistica di origine bengalese di dodici anni scomparsa a Serle sull’altipiano di Cariadeghe mentre era in gita con gli operatori della Fobap, fondazione bresciana che si occupa di persone con disabilità, a cui i familiari l’avevano affidata per il grest.

Un breve incontro in cui l’uomo, operaio all’Iveco dal 2003, ha chiesto agli inquirenti novità sulle indagini. Provato dalla tragedia che ha colpito la sua famiglia, in più occasioni durante il colloquio con i pm Antonio Bassolino e Donato Greco è scoppiato in lacrime, il papà di Iushra si è presentato spontaneamente negli uffici della Procura accompagnato dal rappresentante di una associazione che si occupa di persone scomparse.

I magistrati gli hanno spiegato che fino ad ora è stato fatto di tutto per trovare una traccia della sua bimba che dal 19 luglio sembra essere scomparsa nel nulla. A distanza di tre mesi anche il padre sembra essersi quasi rassegnato al fatto che la figlia possa essere rimasta vittima di un incidente. «L’ipotesi che sia stata rapita l’ha sostenuta perché voleva mantenere la speranza che Iuschra potesse essere viva», ammettono gli inquirenti che comunque ad oggi non escludono alcuna pista. In Procura il fascicolo aperto per lesioni colpose resta aperto contro ignoti, ma non sono escluse novità come l’iscrizione nel registro degli indagati di chi quel giorno aveva in custodia la piccola.

«La priorità è quella di ritrovarla», è stata la linea tenuta dagli inquirenti in tutte queste settimane. Dopo che le ultime giornate di ricerche disposte dalla Prefettura, una settimana di lavoro in cui sono stati battuti 700 ettari a sud dell’altipiano (dove il testimone Enrico Ragnoli, arrestato con il fratello una settimana fa dopo che una vecchia condanna per rapina è diventata definitiva, aveva segnalato di avere incontrato la piccola) con attenzione anche alle cave di Botticino, non hanno fatto emergere tracce è probabile quindi che gli inquirenti vogliano trarre le prime conclusioni. Bollata come «bufala» la voce secondo cui nei giorni precedenti alla scomparsa della piccola nella zona dell’altipiano fosse presente una autovettura con all’interno un gruppo di persone di origine asiatica. «Non esiste alcun riscontro» dicono gli inquirenti.