Morta a 4 anni di malaria a Brescia: "Una corsa disperata, era impossibile salvarla"

Sofia Zago era stata trasferita in eliambulanza dall’ospedale Santa Chiara di Trento alla Rianimazione pediatrica del Civile di Brescia

Medici all'ospedale di Brescia (Lapresse)

Medici all'ospedale di Brescia (Lapresse)

Brescia, 6 settembre 2017 - Morire di malaria nel 2017, a solo quattro anni. Vittima una bimba di Trento, che aveva trascorso le vacanze non in un Paese tropicale ma in un campeggio a Bibione, sulla riviera veneta. La piccola Sofia Zago è stata trasferita in eliambulanza sabato pomeriggio dall’ospedale Santa Chiara di Trento alla Rianimazione pediatrica del Civile di Brescia, dove è morta lunedì, alle 12,15.

Un caso rarissimo e sconcertante, dicono gli esperti, che ha scatenato un’ondata di dichiarazioni incrociate. Tanto che il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin ha annunciato l’invio di ispettori al Santa Chiara, mentre la magistratura trentina e quella bresciana hanno avviato un’indagine per eventuali responsabilità e per ricostruire tutti gli ultimi spostamenti della piccola e il possibile fattore di contagio. «È la prima volta in trent’anni di carriera che assisto ad un caso di malaria autoctona in Trentino», spiega Claudio Paternoster, il primario di malattie infettive all’ospedale di Trento. I genitori di Sofia, Francesca Ferro e Marco Zago, che vivono con il figlio primogenito a Piedicastello, in provincia di Trento, sono ammutoliti dal dolore. «Non sappiamo come possa essere accaduto – spiega la mamma di Sofia al quotidiano locale "L'Adige" - non siamo mai stati in Paesi a rischio. Per un caso terribile e una serie di strane circostanze la malattia ha colpito la nostra bambina e non le ha lasciato scampo».

Durante le vacanze a Bibione, Sofia non era stata bene. Il 13 agosto è stata ricoverata all’ospedale di Portogruaro. Tre giorni dopo è stata trasferita in Pediatria al Santa Chiara di Trento. Un ricovero di una settimana, poi la dimissione. Ma Sofia era cagionevole, e poco dopo ha contratto anche la faringite. Da lunedì scorso ha iniziato a soffrire di una febbre aggressiva, che ha toccato i 40 gradi, e poi di una strana forma di gastroenterite. «Credevamo fosse solo un febbrone estivo – continua la mamma -. Quando però sabato ha perso conoscenza dopo aver vomitato siamo corsi al pronto soccorso. Lì sono stati bravissimi a capire subito che si trattava di malaria e hanno trasferito Sofia a Brescia». Il Civile infatti è un polo di riferimento per la Rianimazione pediatrica, con solo cinque posti letto che a breve diventeranno otto. E poi dispone di un Istituto per le patologie infettive a indirizzo tropicale considerato un’eccellenza.

«Quando la bimba è arrivata da noi nel pomeriggio di sabato era già in coma e con una diagnosi già fatta – racconta il direttore generale del Civile, Ezio Belleri, esprimendo solidarietà e vicinanza alla famiglia -. I colleghi di Trento sono stati bravi e molto veloci nell’identificare la malattia, e non era immediato riuscirci». Dopo un emocromo, infatti, sono scattati degli approfondimenti e un tecnico del laboratorio ha notato controllando il vetrino i valori molto bassi delle piastrine, tipico in caso di malaria. «I nostri clinici hanno potenziato la terapia antimalarica già iniziata - prosegue Belleri - che peraltro ha dato subito buoni risultati. Dal punto di vista fisico Sofia era migliorata, ma ormai si era innescato un danno cerebrale irreversibile che in meno di 48 ore ha portato la morte – ha proseguito Belleri - salvarla era impossibile».