Franciacorta, querelle con Ryanair: "Fate volare mia figlia Sofia"

Una mamma combatte contro il rifiuto di accettare a bordo un dispositivo necessario per far muovere la bambina in autonomia, perché affetta da displasia scheletrica

Ecco lo strumento che Sofia, affetta da una displasia scheletrica, usa ogni giorno

Ecco lo strumento che Sofia, affetta da una displasia scheletrica, usa ogni giorno

Brescia, 8 agosto 2018 - «Abbiamo prenotato il volo e tutto sembrava andare bene anche quando alcuni giorni dopo abbiamo contattato il numero verde di Ryanair per comunicare le misure dell’ausilio necessario a mia figlia Sofia per muoversi in autonomia. Mi era stato detto che potevamo portarlo pure a bordo. Poi però sono iniziati i problemi e oggi a tre settimane dalla partenza per Valencia, dove con tutta la nostra famiglia di 14 persone vogliamo festeggiare il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei miei genitori, non sappiamo se potremo imbarcare il dispositivo».

Paola è la mamma di Sofia, una bambina di 9 anni della Franciacorta affetta da una displasia scheletrica: il suo corpo è come quello di una bimba di tre o quattro anni e per lei muoversi per lunghe distanze è praticamente impossibile. «A maggio abbiamo così deciso di acquistare questo “personal transporter” (una sorta di tavola su ruote elettrica, simile a quelli messi a disposizione dei turisti per visitare i centri storici delle città, ndr) – spiega Paola, che conosce doppiamente bene la realtà della disabilità lavorando per una struttura della provincia che si occupa di assistenza ai disabili – Non è ancora stato inserito nel nomenclatore tariffario dell’Ats di Brescia, ma abbiamo un’indicazione medica che ci ha rilasciato l’ospedale Gaslini di Genova che attesta come a Sofia questo strumento serva per muoversi in autonomia. Lo usa per andare a scuola e per spostarsi».

Con questo documento e il certificato di invalidità Paola e il marito hanno provato a fare capire agli addetti della compagnia di volo che per Sofia l’ausilio è davvero importante. «Sembrava che non ci fossero problemi e invece ci è stato comunicato che il mezzo di trasporto di Sofia non solo non poteva salire in cabina, ma nemmeno poteva essere imbarcato in stiva», racconta Paola. «Negli ultimi quindici giorni ho parlato con dieci persone diverse – spiega – Con ognuna ho dovuto raccontare sempre tutto dall’inizio e ognuno di loro mi ha dato una motivazione diversa. Tutte però poco credibili. C’è chi mi ha detto che le misure non andavano bene, chi che il voltaggio delle batterie era troppo alto. Tutte scuse visto che l’ausilio di mia figlia rispetta i requisiti imposti dalla compagnia aerea. L’ultima persona con cui ho parlato mi ha spiegato che Ryanair non lo considera un dispositivo medico».

Per il momento il “monopattino intelligente” resta a terra. «Mi hanno detto che ci avrebbero prestato una carrozzina da usare solo in aeroporto – racconta Paola – E, una volta fuori, Sofia come si muove? Sembra quasi una offesa alla dignità e autonomia di persone con disabilità». Per questo ha fatto reclamo «Non voglio imputarmi e fare polemiche, ma non capisco fino in fondo questa rigidità – commenta – Penso al futuro di mia figlia. Crescendo avrà sempre più bisogno di questo ausilio così come ne avranno bisogno tante altre persone. Facendo così si limita la loro autonomia».