Anche i pozzi in secca "Mai la falda così bassa"

L’emergenza non riguarda soltanto la portata di fiumi e la poca neve sui monti. Sottoterra non va meglio

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Non solo letti dei fiumi in secca o i monti senza ghiaccio: la crisi idrica colpisce anche le acque sotterranee. Ad accorgersene, per ora, sono soprattutto gli agricoltori e i consorzi di bonifica, che con sempre maggiore frequenza trovano i pozzi in secca. Lo ha rilevato, ad esempio, il Consorzio di bonifica Oglio Mella che, dall’osservazione empirica della rete dei pozzi consortili, ha già rilevato problemi.

"C’è un dislivello di 2 metri – evidenzia Luigi Bellini, imprenditore agricolo e presidente della cooperativa Comazoo – ci sono state stagioni simili, penso ad esempio al 2003, ma la falda non è mai stata così bassa". Se le riserve in quota sono asciutte e in assenza di pioggia, del resto, è inevitabile che anche la falda, soprattutto quella più superficiale, soffra. Ma nella riduzione della quantità d’acqua sotterranea non incide solo la siccità, perché c’è anche una quota imputabile ad alcune tecniche che, in teoria, dovrebbero essere più sostenibili. "Pensiamo all’irrigazione a goccia – sottolinea Marco Baresi, imprenditore agricolo e presidente della cooperativa Cis che, con 3.500 aziende socie, rappresenta il 35% del fatturato del comparto agronomico e servizi all’agricoltura nel Bresciano –. È un sistema ormai ampiamente diffuso, perché consente di risparmiare il 90% di acqua rispetto all’irrigazione tradizionale, a scorrimento. Con l’irrigazione non a goccia, invece, buona parte resta sul terreno ed alimenta le falde, visto che il mais assorbe solo il 15%". Il risparmio, quindi, potrebbe non essere così virtuoso, in una situazione drammatica. Anche aver abbandonato le buone pratiche di un tempo ha inciso sulla riduzione delle acque sotterranee. "Nella zona di Leno – ricorda Baresi – una volta, d’inverno, fermavano l’acqua con le paratoie per permettere alle falde di riempirsi". A chi accusa l’agricoltura di assorbire una grande quantità di acqua, con colture come quella del mais, gli agricoltori fanno notare che negli ultimi anni la produzione si è ridotta del 50%. "Non ci tireremo comunque indietro nell’ottimizzazione le risorse", sottolinea Baresi. Federica Pacella