Addio Adamello nel 2080: il suono racconta il ritiro

Brescia, i contributi dell’arte al servizio dei ricercatori. A teatro il rumore del “gigante“

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Anno 2080: il ghiacciaio dell’Adamello sarà quasi totalmente scomparso. Lo indicano le ricerche portate avanti da Roberto Ranzi, ordinario di Costruzioni idrauliche e marittime e idrologia dell’Università degli studi di Brescia, secondo cui, il gigante bianco, che solo negli anni 2000 aveva un volume di 800 milioni di metri cubi, è destinato a scomparire entro il 2080, al più il 2090. Di lui resterà il suono, che l’artista Sergio Maggioni sta raccogliendo dal 2020 (9.000 le ore di suono già registrate), insieme all’Università degli studi di Brescia, nell’ambito del progetto ‘Un suono in estinzione’. "La voce del ghiacciaio – spiega Maggioni – diventa un mezzo, anche estetico, per trasmettere al pubblico qualcosa di più di quello che può arrivare attraverso i numeri". Martedì, alle 21, al teatro San Barnaba sarà possibile immergersi nel suono in estinzione, grazie alla serata organizzata da Museo di Scienze del Comune di Brescia, Cai Brescia e UniBs, nell’ambito della strategia di transizione climatica ‘Un filo naturale’ del Comune (ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria). Al mattino dalle 9,30, invece, nella sede di Ingegneria, si terrà la giornata di studio ‘Un suono in estinzione-Preserving the Sound of Alpine Glaciers’, in cui si rifletterà sul ruolo dei ghiacciai negli equilibri dei cicli naturali e per l’approvvigionamento energetico e idrico. "I suoni registrati da Maggioni e i suoi collaboratori – dichiara Ranzi – permettono di calibrare i parametri dei nostri modelli matematici con i quali simuliamo l’idrologia del ghiacciaio e l’impatto delle variazioni dei deflussi sulla producibilità idroelettrica e la disponibilità delle risorse idriche". F.P.