A spada tratta come Lady Oscar L’infermiera difende Mosca

Al processo del medico del pronto soccorso di Montichiari per l’omicidio di tre malati Covid

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di Beatrice Raspa

Si avvicina la conclusione del processo a Carlo Mosca, il 48enne medico cremonese ex reggente del prontosoccorso di Montichiari in Assise per triplice omicidio volontario di tre pazienti Covid - nel marzo 2020 stando al pm Federica Ceschi li avrebbe soppressi con farmaci letali - e falsificazione delle cartelle cliniche. Ieri in aula, davanti alla Corte - presidente, Roberto Spanò (foto) - gli ultimi testi della difesa, colleghi e infermieri, che come già avevano fatto i colleghi chiamati dall’accusa hanno negato qualsiasi coinvolgimento di Mosca nella vicenda che nel gennaio 2021 lo fece finire ai domiciliari (dove è tuttora). Per la procura il medico avrebbe peraltro confessato indirettamente gli addebiti a un giovane collega, Riccardo Battilana, in una conversazione del luglio 2021, quando ormai si era sparsa la voce in ospedale di un indagine in corso, intercettata nell’area fumo. "Ma li hai usati?" domandò Battilana a Mosca, il quale a bassa voce rispose qualcosa di controverso, coperto dai rumori di fondo. Per il perito la risposta fu: "Eh, sì". Durante la sua deposizione il primario ha negato qualsiasi intento confessorio e a suo dire non iniettò né succinilcolina né propofol ai pazienti. "Li ha iniettati qualcuno per farmi del male", la sua tesi. Ieri Battilana ha riferito di non avere memoria chiara di quella conversazione, e di essersi anzi stupito della ragione del blitz dei Nas. "Ero convinto fosse per uno dei soliti esposti del Comitato “Noi denunceremo“, mai avrei immaginato per una vicenda del genere" ha riferito, sicuro dell’innocenza di Mosca.

Anche l’infermiera Silvia Fenocchio ha difeso l’ex primario, con cui ha lavorato 16 anni. "Se mi chiamasse la difesa io andrei a spada tratta tipo Lady Oscar a sostenerlo" sostenne al telefono, intercettata. Idem ai giudici: "Mosca non mi ha mai chiesto di somministrare quei farmaci ai pazienti" ha detto Fenocchio, smentendo il collega Massimo Bonettini che con un altro infermiere, Michele Rigo - i due all’epoca si diedero da fare per trovare le prove delle voci a carico del primario - ha dichiarato il contrario. "Bonettini venne a chiedermi se avevo ricevuto strane richieste ma gli spiegai che non sapevo niente. Rispose che se Mosca l’avesse chiesto a lui di dare succinilcolina e propofol avrebbe messo in piedi un ‘mulino’. Eravamo amici ma abbiamo litigato perché mi ha messo in bocca affermazioni non vere. Per me non aveva in mano nulla per accusare Mosca".