Serle (Brescia), 17 dicembre 2013 - «Poteva toccare a mio figlio. Poteva essere lui a morire. La colluttazione c’è stata. È un ragazzo bravissimo, lo possono dire tutti quelli che lo conoscono. Noi siamo una famiglia a posto, rispettata». Mamma Paola parla di Mirco, quel figlio schivo, riservato, lavoratore. Mirco Franzoni è detenuto nel carcere di Canton Mombello a Brescia, gravato dall’accusa di omicidio volontario di un giovane albanese che con un complice si era introdotto nell’abitazione del fratello, Ezio, per rubare. Un solo colpo di fucile da caccia calibro dodici, caricato a pallettoni, ha messo fine alla vita errabonda di Eduard Ndoj, 26 anni (tre meno del suo uccisore), in Italia senza fissa dimora, precedenti per reati contro il patrimonio. In cella il meccanico di Serle parla con i difensori Gianfranco e Federico Abate. Si mostra agitato da sentimenti contrastanti, il rimorso lancinante per avere spento una vita, il timore per quello che potrà accadergli, la rabbia per un furto che si è aggiunto allo stillicidio di incursioni subìte dal paese.

Mirco Franzoni offre la sua verità. Attorno alle 18.30, con il padre Eugenio, raggiunge l’autofficina dove lavora col fratello, sotto la villetta di questi, al 71 di via Marconi. Una vicina, Lina Sorsoli, li avvisa di avere visto due persone introdursi da una finestra al piano terra. La finestra è aperta. Mirco scavalca il davanzale. Nota sul pavimento frammenti di serramenti. Le luci accese. Dal piano di sopra giunge un rumore di passi seguito da quello di tegole smosse. I due ladri riescono a fuggire lanciandosi da un balcone. Franzoni è di nuovo in strada, il tempo di scorgere due figure in fuga, una vestita di nero e l’altra di grigio. Per un po’ gira da solo alla loro ricerca. È disarmato.

Solo in un secondo tempo rincasa per prendere il fucile perché teme che gli altri siano armati. Li ha visti fuggire verso un bosco. In vicolo Castagneto nota un’auto targata Perugia. Si mette in attesa. Sa che quello è un passaggio obbligato. Appena i due si materializzano e avvistano l’uomo hanno comportamenti differenti. Uno torna a rifugiarsi nel bosco, l’altro tenta di fuggire aggrappandosi alla grondaia di una casa. Mirco Franzoni indica anche un vicino, Mario Sorsoli, che ha assistito alla scena e al quale ha gridato di avvertire i carabinieri. Lui non lo ha fatto prima per porsi all’inseguimento. L’uomo non riesce a fuggire. «Fermati, ridammi la mia roba», urla Mirco. Fronteggia il giovane albanese tenendo il fucile in orizzontale. L’altro lo afferra. C’è una lotta. Parte un colpo. Eduard Ndoj crolla, raggiunto da un proiettile sotto l’ascella sinistra. Ieri sera Serle è scesa in strada per una fiaccolata di solidarietà a Mirco Franzoni. Domani l’udienza di convalida dell’arresto davanti al gip Paolo Mainardi e l’autopsia di Eduard Ndoj.

di Gabriele Moroni e Beatrice Raspa