Lumezzane, 19 agosto 2013 - Generosi verso gli altri sì, ma non troppo. Anche se la sollecitudine francescana negli ultimi mesi è tornata di moda tra i fedeli, vogliono vederci chiaro i parrocchiani di San Sebastiano, piccola chiesetta di Lumezzane. A scatenare un putiferio nella cittadina bresciana è stato un lascito che definire «generoso» è poco. Don Giulio Gatteri, l’ex parroco di San Sebastiano, scomparso qualche mese fa, ha lasciato in eredità alla badante moldava circa 800mila euro tra contanti e titoli bancari. Una somma insolita per un sacerdote che aveva dedicato vita ed energie alla sua parrocchia. Parrocchia che ora, tramite don Roberto Ferazzoli, nominato legale rappresentante, ha presentato un esposto alla magistratura, che ha provveduto al sequestro preventivo dei conti correnti intestati a don Giulio. Dovrà chiarire se quella somma di denaro comprenda anche beni della parrocchia e offerte dei fedeli, trasferiti sui conti correnti personali del prelato. Domani in Tribunale si discuterà del blocco della successione e del sequestro preventivo dei conti chiesti da parrocchia e curia diocesana.

Il prelato, don Giulio Gatteri, è scomparso lo scorso 10 aprile a causa di una lunga malattia, all’età di 75 anni. Con il proprio testamento ha disposto che tutti i suoi beni venissero lasciati alla donna che lo ha assistito per dodici anni. Parroco a Lumezzane per vent’anni, don Gatteri aveva guidato i progetti di ristrutturazione della chiesa e dell’oratorio adiacente, un punto di ritrovo molto frequentato dai giovani della cittadina bresciana. Sembra che avesse assicurato ai suoi più stretti collaboratori che i mutui accesi sarebbero stato coperti con le risorse della parrocchia. Ieri, all’uscita dalla chiesa, i fedeli stentavano a credere alle proprie orecchie, ma erano pronti a giustificare l’ex parroco. «Aveva ricevuto case e terreni in eredità - spiegano - ed è possibile che negli anni abbia messo da parte valori importanti». Sulla provenienza delle somme si saprà di più nei prossimi giorni. I cittadini si chiedono se non fosse meglio destinarle alla comunità.