Brescia, 22 dicembre 2011 —  MASSAGGIO “anaconda”, “snake”, “tantrico”, “profondo”. E ancora: massaggio Quattro mani”, “prostatico”, “bronzo”, “argento”, “oro”. Tariffario: dai 60 ai 140 euro. Ecco un assaggio del variegato menù di alcuni centri benessere di Brescia e provincia, un fenomeno negli ultimi anni in crescita esponenziale a dispetto della crisi.
 

Un boom sospetto per la Guardia di Finanza di Brescia, che ha deciso di vederci più chiaro. Risultato: l’operazione “Wellness”. Ovvero, su una trentina di strutture controllate, cinque sono risultate attività di copertura. Il core business, insomma, non era affatto il massaggio ma il sesso a pagamento.
ad opera di un vasto giro di signorine finte massaggiatrici, che lavoravano in nero in quelle che di fatto, a detta degli inquirenti, si sono rivelate case a luci rosse.

AI GESTORI, 7 persone, è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione: si tratta di una 23enne italiana, due bresciani di 23 e 40 anni, una 22enne marocchina, un 27enne romeno (ai domiciliari, nei guai anche per violenza sessuale) e due fratelli italiani di 40 e e 45 anni (obbligo di dimora).  Tre invece le denunce nei confronti di una romena di 25 anni, una albanese di 30 e una brasiliana di 35.
 

Nel mirino dei finanzieri, coordinati dai pm Leonardo Lesti e Eliana Dolce, tre centri in città (in via Bredina, via Lechi e via Corfù) uno a Capriolo (in via Caleppio) e uno a Calcinato (sulla Padana superiore).  L’inchiesta ha preso le mosse un anno fa da alcune segnalazioni – l’attività in genere era solo pomeridiana e fino a tarda sera, anche sabato e domenica – e da controlli economico-finanziari di settore. «Volevamo verificare che venisse applicata la normativa sul lavoro, in modo da stanare il sommerso e bloccare l’evasione, e oltre a questo è venuto alla luce un vasto giro di prostituzione», spiega il comandante provinciale delle Fiamme gialle bresciane, colonnello Bonifacio Bertetti.
 

LE VERIFICHE hanno subìto una virata quando una giovane massaggiatrice o presunta tale, stanca di quella vita, ha vuotato il sacco con Finanza. Che, mese dopo mese, ha raccolto puntuali riscontri, prima in un centro di Brescia gestito da marito e moglie romeni, poi in un altro, sempre in città, in mano a due fratelli italiani e una albanese, che nel frattempo hanno chiuso per trasferirsi a Calcinato e Capriolo. Infine negli altri.Centri, dicono i militari, in genere registrati come “associazioni culturali” per ricavare benefici fiscali. Non a caso è di almeno un milione e mezzo l’evasione stimata. Seicento i clienti monitorati – anche donne - di estrazione trasversale e provenienti da tutta la Lombardia e pure il Veneto.
beatrice.raspa@ilgiorno.net