11 settembre: le Torri Gemelle fanno ancora vittime

Il professor Lucchini ha lavorato a New York, ora a Miami conduce una ricerca sulle persone esposte alle polveri scaturite dal crollo voluta dal governo

Torri gemelle

Torri gemelle

Brescia - Vent’anni dopo, l’attacco alle Torri Gemelle continua a segnare la storia, da quella globale (leggasi Afghanistan) a quella di chi porta i segni di quanto accaduto a Ground Zero. E continua a dare lezioni, che valgono ovunque. Globale e locale: così è stato anche in questi anni il lavoro di Roberto Lucchini, professore di Medicina del lavoro ed ambientale dell’Università di Brescia, ora di stanza anche alla School of Public Health di Miami, dopo essere stato distaccato dal 2012 alla Mount Sinai School of Medicine di New York per dirigere il Data Center del World Trade Center Health Program. Il programma, finanziato dal Governo Federale, era stato sollecitato proprio dei medici di Mount Sinai che si erano accorti che chi era rimasto esposto alle polveri delle Torri Gemelle (vigili del fuoco, lavoratori edili, residenti) sviluppava patologie anomale per l’età, tutte molto simili. Lucchini era stato chiamato a capo del Programma grazie alla lunga esperienza maturata nel Bresciano, dove per anni si è occupato dell’esposizione dei lavoratori agli inquinanti di un territorio a vocazione siderurgica (Lucchini ha lavorato anche sul caso dell’Ilva di Taranto).

Il professor Roberto Lucchini è professore all’estero dell’Università di Brescia
Il professor Roberto Lucchini è professore all’estero dell’Università di Brescia

«Per mesi, a distanza dal crollo – spiega Lucchini – quelle persone hanno respirato miscele tossiche di polveri di cemento molto irritanti, amianto,metalli pesanti, Pcb, diossine, senza adeguata protezione". In questi 20 anni sono entrate nel programma 100mila persone, di cui 35mila effettuano controlli annuali. Sono state formulate oltre 67mila diagnosi di patologie relazionate all’11/9 (una o più patologie per persona): quasi 49mila per problemi a vie aeree ed all’apparato digestivo, circa 24mila per cancro molti dei quali emersi a distanza di anni, 19mila per problemi mentali. Stress post-traumatico, ansia, depressione, attacchi di panico (acuiti, questi ultimi, dalla crisi afghana di questi giorni). Vent’anni dopo, quella esposizione al cocktail di veleni di Ground Zero non ha ancora smesso di dispiegare i propri effetti. "Stanno emergendo problemi di tipo cognitivo – prosegue Lucchini – perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, anomale per persone di 65 anni e che potrebbero essere un campanello d’allarme per diagnosi di Alzheimer. Su questo ora si stanno concentrando le ricerche anche del mio gruppo. Non sono temi gradevoli, soprattutto per chi li vive sulla propria pelle – evidenzia Lucchini – ma quello che mi ha colpito in questi anni è la grande empatia, la solidarietà che il personale che a vario titolo lavora in questo grande programma ha sempre dimostrato verso i lavoratori dell’11/9 e la popolazione residente interessata dalla nube tossica".

Lucchini sta anche lavorando per aprire un centro clinico in Florida, Stato in cui, dopo la pensione, si stanno trasferendo molti newyorkesi inseriti nel programma. Di certo, la ricerca ha consentito di imparare lezioni valide in tutti i disastri, dagli uragani agli incidenti industriali al crollo di edifici. "Nel Museo Memoriale per l’11 settembre – prosegue Lucchini – c’è una sezione dedicata agli errori di gestione politica fatti in quel frangente, quando le autorità minimizzavano i rischi. Furono necessarie pressioni accorate da parte di sanitari, sindacati, gruppi di cittadini e celebrities per far partire il programma sanitario, con una legge promulgata solo nel 2011". Quali le lezioni che invece bisogna ricordare? "Innanzitutto è necessario monitorare le emissioni e l’esposizione ad esse con sensori, che oggi sono ampiamente disponibili. Inoltre, bisogna dotare chi è a contatto con le macerie di respiratori e maschere con filtri adeguati. Terzo: identificare chi arriva sul posto e monitorare nel tempo la salute di chi ha lavorato e la popolazione residente".