Pisogne, quando l'arte diventa una sorpresa in musica/ FOTO e VIDEO

Un gruppo di turisti tedeschi in visita alla "Cappella Sistina del Sebino" ha improvvisamente intonato un canto religioso lasciando i presenti senza parole

La chiesa di Santa Maria della Neve (foto Beppe Prandelli)

La chiesa di Santa Maria della Neve (foto Beppe Prandelli)

Pisogne, 10 maggio 2018 -  Quando l’arte, all’improvviso, regala un momento magico e di sublime poesia in musica. E’ accaduto lunedì scorso nella chiesa di Santa Maria della Neve a Pisogne, come racconta l’assessore alla cultura Federica Bonetti.  «Quello che è accaduto lunedì mattina nella chiesa ha dell’incredibile – dice Federica Bonetti – la mia assistente stava effettuando una visita guidata a un gruppo di turisti tedeschi quando, improvvisamente, questi si sono fermati e hanno fatto un assoluto silenzio. Poco dopo hanno iniziato a intonare un dolce canto religioso a “cappella”. È stato un momento intenso e toccante, che ha lasciato tutti i presenti senza parole». Federica Bonetti racconta che quella che è conosciuta da tutti come la “Cappella Sistina del Lago d’Iseo” provoca spesso reazioni inaspettate.

chiesa di Santa Maria della Neve«Capita così – spiega la Bonetti – si entra nella chiesa e la magia del tratto degli affreschi del Romanino evoca nelle persone emozioni che non si credevano possibili». Tra i maggiori estimatori della chiesa tardo quattrocentesca vi è il professor Vittorio Sgarbi, che lo scorso anno ha ricevuto il “Premio Romanino”, assegnato dal comune di Pisogne e qui ha svolto una meravigliosa lectio magistralis dedicata al pittore, che ama sin da quando era molto giovane. A luglio dello scorso anno, difatti, il critico d’arte ha spiegato che quando era ancora ragazzino,negli anni '60, su zio, che era commissario agli esami a Iseo, lo portava a visitare proprio la chiesa di Santa Maria della Neve. L’edificio di culto, che è aperto alla visita, si trova a poca distanza dal centro storico di Pisogne, lungo la via Valeriana, che fin dall’epoca romana portava dalla città ai passi alpini, costeggiando il Sebino, spesso in quota. Poco prima della meta del XVI secolo è stata affrescata da Romanino, che ne ha fatto un vero e proprio gioiello.