L'ultimo scorcio di vita di Yara, papà e mamma i primi testimoni

Riprende il processo con il faccia a faccia tra i genitori di Yara e Massimo Giuseppe Bossetti, ma anche la sorella maggiore Keba. Racconteranno gli ultimi giorni di vita della ginnasta 13enne di Gabriele Moroni

Yara Gambirasio

Yara Gambirasio

Bergamo, 9 settembre 2015 - Ritratto di famiglia in un’aula di tribunale. Per parlare di una figlia, una sorella, una nipote, un’amica morta davanti all’uomo accusato del suo omicidio, a pochi metri da lui. Sarà così, venerdì, nell’aula della Corte d’Assise di Bergamo, quando, alla ripresa del processo a Massimo Giuseppe Bossetti, sfileranno i genitori di Yara, Fulvio Gambirasio e Maura Panarese, la sorella maggiore Keba, la zia paterna Nicla, le compagne di scuola e di sport. 

Yara conosceva il muratore di Mapello? L’accusa non ha dubbi. «Yara non avrebbe mai dato confidenza a un estraneo», ha fatto mettere a verbale mamma Maura il giorno dopo la sparizione. Una conferma anticipata della convinzione del pm Letizia Ruggeri, che non ha mai contestato a Bossetti anche il sequestro di persona. Maura sarà chiamata a ricostruire il pomeriggio di quel 26 novembre del 2010, l’ultimo scorcio di vita della figlia, e il particolare del registratore che Yara portò al centro sportivo di Brembate di Sopra. Una circostanza che Maura ha chiarito già a suo tempo, dopo le illazioni di primi giorni, che parlavano di una insistenza, una impuntatura di Yara per eseguire la commissione. «Il giorno prima della scomparsa la direttrice dei corsi di ginnastica ritmica aveva chiesto alle ragazze presenti se qualcuna fra loro avesse uno stereo portatile, da mettere a disposizione per la gara in programma la domenica dopo. Era presente Keba, la mia figlia maggiore, che ha risposto: sì, noi lo abbiamo. Tornata a casa, Keba ha riferito la richiesta dello stereo e per quel giorno la questione si era chiusa così, senza stabilire chi lo avrebbe portato in palestra, né quando. Sono stata io, il giorno dopo, alle 13.45 circa, a dire a Yara: se finisci i compiti in un orario ragionevole, puoi portarlo tu. Tutto qui: nessun litigio».

Keba. Aveva 15 anni, frequentava l’istituto magistrale «Secco Suardo» di Bergamo, ogni mattina saliva sul pullman con Yara, terza media dalle Orsoline. Al processo è parte civile con i genitori. «Condividevamo la stessa stanza - aveva detto Keba ai carabinieri all’indomani della scomparsa della sorella -, ci confidavamo molto. Da qualche mese mi aveva confidato che le piaceva un ragazzo. E’ sempre stata serena, non ho notato nulla di anomalo». Zia Nicla. È cliente del discount Eurospin di Brembate di Sopra e Yara spesso l’accompagnava. Si inserisce qui (e secondo l’accusa si sovrappone) la testimonianza di Alma Azzolin, una donna di Trescore Balneario. Nel novembre dello scorso anno ha riferito ai carabinieri un episodio che collocava nella tarda estate del 2010. 

Nel parcheggio del cimitero di Brembate aveva notato sopraggiungere un’auto grigia modello Station Wagon con alla guida un uomo. Qualche istante dopo si era presentata, di corsa, una ragazzina che si era infilata nella vettura. A una settimana di distanza, mentre si trovava in fila alla casa dell’Eurospin, aveva notato l’uomo davanti a sé. Dalle fotografie aveva riconosciuto Bossetti e anche Yara, ma solo in una delle otto foto che le avevano mostrato i carabinieri. La frequentazione dell’Eurospin da parte di Bossetti era stata confermata dalla proprietaria del discount.

Nell’aula dell’Assise entreranno altre immagini, altri sorrisi, altri sogni di Yara. Li porteranno le istruttrici di ginnastica Daniela Rossi e Silvia Brena, le amiche della scuola e della palestra, in particolare Martina Dolci, con cui la ginnasta scambiò gli ultimi sms la sera del 26 novembre del 2010. gabriele.moroni@ilgiorno.net