Morto Mino Favini, il 'mago' del mitico settore giovanile dell'Atalanta

Scomparso a 83 anni lo storico dirigente nerazzuro, scopritore di molti talenti che hanno spiccato il volo dal centro sportivo di Zingonia

Mino Favini (foto sito Atalanta)

Mino Favini (foto sito Atalanta)

Bergamo, 23 aprile 2019 - Dalle lacrime di gioia di molti tifosi lunedì notte all’aeroporto di Orio per il ritorno della Dea dalla vittoriosa trasferta di Napoli alle lacrime di dolore per la morte del grande Mino Favini, a 83 anni.

L’Atalanta e tutti i suoi tifosi oggi piangono un uomo diventato una figura leggendaria per l’ambiente nerazzurro, il grande dirigente che ha costruito negli anni Novanta il mito del settore giovanile atalantino, l’inesauribile fabbrica sforna talenti degli scorsi decenni. Da Tacchinardi a Morfeo, da Pazzini a Montolivo, dai gemelli Zenoni a capitan Bellini, dai portieri Pelizzoli e Consigli ai vari Dalla Bona, Donati, Locatelli, Orlandini, Zanchi, Foglio, Padoin e tanti altri, senza dimenticare il compianto Pisani. Una generazione di fenomeni usciti dai campi del centro sportivo di Zingonia dove Favini, sempre presente, realizzò un miracolo italiano, lombardo e provinciale, trasformando il settore giovanile dell’Atalanta in un serbatoio di talenti, per le grandi squadre e per l’under 21, paragonabile in quegli anni ai vivai dell’Ajax o del Manchester United.

Classe 1936, brianzolo di Meda, Fermo Favini, per tutti Mino (o il mago di Meda), aveva avuto una discreta carriera da calciatore negli anni Sessanta vestendo le maglie di Como e Brescia e poi per un biennio proprio quella dell’Atalanta. Poi l’avventura da dirigente, con i grandi risultati ottenuti nel settore giovanile del Como nella seconda metà degli anni Ottanta (lanciando i vari Giunta, Didone’, Sinigaglia, il povero Andrea Fortunato e tanti altri) che spinsero il neo presidente nerazzurro Antonio Percassi a chiamarlo a Zingonia, affidandogli le chiavi del settore giovanile, negli anni indimenticabili in cui alla guida della prima squadra c’era il compianto Emiliano Mondonico, un tecnico che non aveva paura di lanciare i gioielli del vivaio orobico.