Atalanta, Percassi: "Mister Gasperini? Ce lo teniamo a vita"

Il presidente della Dea: "È il nostro Ferguson. Vendere sempre i migliori? Sì se c’è un progetto"

Antonio Percassi  è nato a Clusone Ha vestito la maglia dell’Atalanta giocando  in Serie A e B

Antonio Percassi è nato a Clusone Ha vestito la maglia dell’Atalanta giocando in Serie A e B

Milano, 14 marzo 2018 - Lui è un presidente da curva, non un presidente da palcoscenico. Lui è un presidente che incita i tifosi col megafono, non uno che parla davanti ad una platea di cronisti con un microfono. Lui è Antonio Percassi, colui che ha costruito l’Atalanta delle meraviglie, squadra che nelle ultime due stagioni è stato l’orgoglio di una città intera, in Italia e in Europa, meritandosi il premio (“società dell’anno’’) attribuitole dal Gruppo Lombardo Giornalisti Sportivi. Un riconoscimento più che giustificato e consegnato ai vertici del club nel prestigioso Auditorium Testori di Palazzo Lombardia. Emozionato, quasi sorpreso il patron dei bergamaschi, seguito come un’ombra da Gianpiero Gasperini, l’uomo cui ha affidato il suo “giocattolo” più bello. Un legame fortissimo fra i due, di stima e di amicizia. Tant’è che appena sente accostare il nome del Gasp alla Nazionale, scuote la testa Percassi, e sussurra: «No no, l’allenatore è mio e me lo tengo io...».

Presidente, davvero non se lo lascia scappare?

«Vede, sono onorato, a me fa piacere ricevere tanti complimenti ed un premio che mi inorgoglisce, ma è giusto dire che se abbiamo fatto tutto questo il merito è di un tecnico fantastico e bravissimo... (pausa, sorriso e poi tutto d’un fiato, come se fosse uno slogan) Gasperini a vita con noi, esempio di longevità e continuità in un club come Ferguson e Wenger».

Un fatto è sicuro: se lo scorso anno l’Atalanta è stata definita un miracolo, ora non può più considerarsi una sorpresa. Questo vuol dire che dovremo abituarci a vedervi lottare per i primi posti...

«Calma, calma. Io ad inizio stagione l’ho sempre detto, il primo obiettivo era e resta la salvezza. Certo, poi la classifica e il campo raccontano cose diverse, ma io resto coi piedi per terra...».

Eppure, con Gasp sempre al centro del progetto, anche questa stagione è da incorniciare...

«Vero, sembrava che lo scorso anno con il quarto posto, i 72 punti e l’accesso all’Europa League ci si fosse spinti molto in avanti... E invece devo dire che in questa stagione anche il livello di gioco ha raggiunto punti altissimi. Mi ha fatto male uscire in quel modo dall’Europa League, ai punti avremmo certamente meritato di andare avanti».

Via Gagliardini, e poi Conti e Kessie. Pochi ci avrebbero scommesso nel nuovo miracolo.

«Vede, la nostra forza più grande è la programmazione. Se hai un progetto serio e la pazienza di aspettare, prima o poi i risultati arrivano. Quando si cede qualcuno sappiamo come sostituirlo, abbiamo un grandissimo settore giovanile dove i giovani crescono bene. Sappiamo che non si può avere tutto e subito, adesso stiamo raccogliendo quanto di buono seminato per anni. E così anche quando si cedono giocatori importanti per fortuna tutto ciò non influenza il rendimento di chi resta».

Mancano ancora 12 giornate, siete reduci da una bella vittoria in trasferta e adesso proverete a sgambettare la Juventus, che è la vostra “bestia nera” (ben 63 sconfitte nella storia). Sa che c’è mezza Italia e anche più che tifa per voi...

«Lo so, lo so... (sorride). Mi aspetto una buona prestazione da parte dei ragazzi ma non mi piace sentirmi arbitro del campionato. Giochiamo pensando alla nostra classifica, che è già buona e può regalarci qualcosa di importante anche quest’anno. Su una cosa non si discute: il mister si gioca sempre ogni partita per portare a casa più punti possibile e sarà così anche contro la Juventus. Di certo la classifica in zona Champions ed Europa League si è parecchio accorciata. Sicuramente noi ci proveremo, e credo che sarà molto importante lo scontro diretto con la Sampdoria che giocheremo in casa davanti ai nostri tifosi. E loro in Europa hano dimostrato di poterci star bene».

A proposito: dici Europa e pensi allo stadio. A che punto siamo con la “nuova casa” dell’Atalanta?

«I lavori per la ristrutturazione del Comunale devono slittare ancora di un anno, perché ancora non ci sono le autorizzazioni. Purtroppo si tratta di tempi burocratici che non dipendono da noi, ma nella prossima primavera si dovrebbe cominciare. Con la speranza di chiudere tutto entro il 2020. Teniamo moltissimo ad un progetto che può far crescere la società».

Dunque, in caso di qualificazione all’Europa League si torna a Reggio Emilia?

«Certo. Ed eventualmente sarà per noi un piacere giocare ancora nello stadio che ci ha portato tanta fortuna e dove ci siamo sempre sentiti a casa. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare il presidente Squinzi, visto che al Mapei Stadium tutto ha sempre funzionato alla perfezione».

A giugno sicuramente andranno via Caldara e Spinazzola. Riuscirà invece a trattenere Cristante e altri gioielli corteggiati da mezzo Europa?

«È presto ora per parlarne. Finiamo la stagione e poi ci pensiamo con calma...».