Referendum, Gori: "Il risultato a Bergamo riflette il consenso sull’amministrazione"

Magra consolazione che serve a rendere meno amara la sconfitta: a Bergamo città il Sì ha vinto con il 53% dei consensi

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori

Bergamo, 6 dicembre 2016 - É una magra consolazione, ma serve a rendere meno amara la sconfitta: a Bergamo città il Sì ha vinto con il 53% dei consensi, vale a dire 12 punti in più rispetto al dato nazionale.

Sindaco Gori, quanto ha pesato il consenso attorno alla sua figura e il suo prestigio sul risultato referendario locale? «Che la maggioranza dei cittadini di Bergamo abbia votato Sì è un dato che giudico positivo - risponde il primo cittadino - e credo che questo dato dipenda anche dal consenso che si è costruito e mantenuto attorno all’amministrazione comunale. Io mi sono speso convintamente in prima persona per una riforma che ritenevo giusta, ma insieme a me sono stati tanti quelli che si sono prodigati per spiegare la riforma, casa per casa, con grande dedizione».

Altro dato interessante è l’alta affluenza dei votanti, oltre il 77%, con il Comune di Bergamo che ha dovuto aggiungere 1.350 schede elettorali «Abbiamo dato vita al più grande corso di educazione civica mai fatto in Italia dal dopoguerra ad oggi nello spiegare la Costituzione – sottolinea Gori – ed è una cosa bellissima. Che poi la percentuale dei No sia stata così alta, dimostra che l’amplissima fetta di indecisi che venivano accreditati dagli istituti di ricerca evidentemente non era affatto indecisi: volevano votare e votare No».

Cosa succede ora? Quali le prospettive del Pd dopo il voto? «Il 40,5% dei consensi ottenuti (gli stessi delel ultime consultazioni europee) se da un lato segna la sconfitta referendaria, dall’altro dimostra che il Pd ha mantenuto una forza di attrazione molto ampia ed è rimasto il più grande partito italiano, addirittura rafforzato dalla polarizzazione che si è determinata. Di fatto a questo referendum eravamo soli contro tutti gli altri, a parte Ncd. Il Partito democratico resta dunque l’architrave del sistema politico italiano, in grado di esprimere una forza che se oggi è insufficiente a cambiare la Costituzione, è però sufficiente a vincere le elezioni politiche. Da qui bisogna ripartire».