Lotta o governo, torna Pontida: sul pratone tutte le svolte del movimento

Dagli elmi vichinghi ai selfie

Raduno di Pontida

Raduno di Pontida

Pontida (Bergamo), 13 settembre 2019 - È da sempre il termo-barometro più affidabile degli umori della base leghista e insieme il sensore più fedele dei vertici del movimento. Quando hanno fibrillato fino allo scontro i lapilli sono rimbalzati fino al pratone lungo la Briantea. Domenica il raduno di Pontida scriverà un nuovo capitolo della storia della Lega. È il 20 maggio del 1990 quando Umberto Bossi si issa per la prima volta su un palco sgangherato come il movimento che ha creato con un pugno di seguaci. Il fondatore è stato illuminato dall’idea di un’assemblea collettiva aperta a tutti gli iscritti. Sensibile alla simbologia e alla storia, soprattutto quando è commista alla leggenda, ha scelto il paese della Bergamasca dove nel 1167 i Comuni lombardi giurarono e si strinsero in Lega contro Federico il Barbarossa.

Al tempo la Lega è Lombarda (la parola Nord arriva nel 1991, dopo la fusione con la Liga Veneta), ha un solo parlamentare, appunto l’Umberto da Cassano Magnago, ma alle regionali si è issata al 18 per cento dei voti. Dal palco di Pontida scendono le parole d’ordine, una per ogni fase storica, secessione, Repubblica del Nord, Padania, devolution. Nel 2011 fra le salamelle e le crespelle delle festa s’insinua la delusione per il mediocre risultato delle amministrative, simboleggiato dalla vittoria di Giuliano Pisapia a Milano. Per la prima volta la leadership di Bossi viene messa in discussione. Lo fanno i “Barbari sognanti” dell’altro varesino Roberto Maroni, che accusano la risacca dinastica e il “cerchio magico” che avrebbe cinto il fondatore. A fine 2013 Matteo Salvini vince le primarie sconfiggendo Bossi. È il segretario di un partito asfittico, squassato dagli scandali, accreditato dai sondaggi di un meno che misero 3% che fa apparire quasi irraggiungibile lo sbarramento del 4 per le elezioni europee.

Nella primavera dell’anno dopo Salvini convoca una Pontida straordinaria. Palate di terra sotterrano il partito regionalista plasmato dai patriarchi. Sul “sacro suolo” scendono parole nuove che portano verso un movimento peninsulare, che guarda ai partiti sovranisti europei, Marie Le Pen su tutti, e cavalca idee e temi cari alle destre populiste. È la nuova navigazione della Lega e Salvini diventa il Capitano. Trent’anni dopo, che Pontida sarà quella del 2019? Dopo l’estate della sfiducia al governo con i 5 Stelle, i proclami salviniani dal Papeete, la nascita del nuovo governo e la Lega all’opposizione?

«Sarà la risposta - dichiara, sicuro, il responsabile organizzativo Alessandro Panza - a quelli che continuano a suonare il requiem per la Lega». Sono attesi 250 pullman, con un raddoppio di presenze da alcune province del centro-sud, da dove dovrebbero salire anche due treni speciali. Sul palco lo slogan “La forza di essere liberi”. Al lavoro 250 volontari. I gazebo saranno 60 (le richieste erano state 150), che per la prima volta verranno sfrattati dal prato per essere disposti nel parcheggio del vicino supermercato e lungo la stradina laterale. Domani l’assemblea federale di Lega Giovani. Presentatore sarà come sempre Daniele Belotti, deputato bergamasco e storico organizzatore del raduno. «Sicuramente - dice Belotti - è l’edizione dei record, che supererà quella del 1996. Alla fine le presenze potrebbero essere più di centomila. Il momento è simile a quello del ‘95. Anche allora si usciva da un ribaltamento al governo. Con una differenza: nel ‘95 venivamo insultati, oggi la Lega è forte e ha un consenso altissimo».