Bergamo, il laser dei campioni: cure per Atalanta, Milan e Real

Da Bergamo l’ultima frontiera della riabilitazione per sport e cliniche

La bandiera del Milan testimonial alla presentazione del nuovo macchinario di Mectronic

La bandiera del Milan testimonial alla presentazione del nuovo macchinario di Mectronic

Milano, 30 maggio 2018 - «Non è la stessa cosa intervenire su un rugbista delle Isole Samoa e su un’anziana svedese. Anche quando il problema medico è lo stesso». L’amministratore delegato Ennio Aloisini spiega così l’ultima innovazione firmata da Mectronic, l’azienda di Grassobbio (Bergamo) che realizza i laser utilizzati per curare i muscoli dei calciatori di Milan e Atalanta, acquistati anche da Manchester City e Real Madrid e dalle cliniche di tutto il mondo. La novità presenta ieri a Casa Milan, a Milano, è la macchina per la Theal Therapy. Un’innovazione che garantisce flessibilità nella cura perché, appunto, il rugbista non è uguale all’anziana svedese per caratteristiche della pelle, massa muscolare e molto altro ancora. «In tutti i prodotti ci sono dei limiti fisici ma noi proviamo a superarli aumentando lo spettro delle possibilità di una tecnologia molto studiata a livello scientifico», spiega l’ad.

Il nome della macchina è l’acronimo dell’inglese «Temperature controlled High Energy Adjustable multi-mode emission Laser» e può intervenire nella cura del dolore, nel recupero post-traumatico, nella prevenzione degli infortuni, nell’accelerazione fisiologica del recupero fisico, nelle lesioni muscolari, nelle tendinopatie e negli edemi. L’ultimo nato in casa Mectronic (22 dipendenti, un terzo impiegati a tempo pieno nella ricerca di nuove soluzioni) promette di incrementare il giro di affari di un’azienda in continua crescita. Dal 2013 ha quasi raddoppiato il suo fatturato passando dai 3,1 milioni di euro ai 6 milioni con un +11% nel 2017 rispetto al 2016. «Nei nostri piani c’è il consolidamento dei mercati europei e asiatici e la crescita sui nuovi mercati come la Russia e il Nord America», racconta Aloisini, figlio del fondatore Gian Carlo, 35 anni e una laurea in informatica industriale all’Università di Bergamo. «Ci muoviamo su due binari. Da una parte c’è una ricerca continua per far nascere nuovi prodotti: un terzo dei dipendenti lavora a tempo pieno proprio nella ricerca e sviluppo. Abbiamo anche costanti rapporti con le università per progetti di test dei prodotti. Dall’altra ci occupiamo di ottenere le autorizzazioni necessarie per introdurre un prodotto medicale su nuovi mercati, come ad esempio la Corea del Sud». L’export raggiunge il 60%. E la previsione è di crescere ancora nel fatturato di almeno il 10% nel 2018.