Caso Yara, sì a nuovi esami su Dna e reperti

La Corte d’Assise di Bergamo ha accolto la richiesta dei difensori di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Bergamo, 30 novembre 2019 - Nuove analisi sul Dna e sui vestiti di Yara - slip, leggins, scarpe, giubbotto -, accesso ai dvd e alle fotografie sulla scena del crimine: la Corte d’Assise di Bergamo ha autorizzato la difesa di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne, a esaminare tutti i reperti d’indagine, a partire dalla traccia genetica al centro del processo per l’omicidio di Yara Gambirasio.

«Credo che sia il primo passo verso un percorso che porta alla revisione del processo e all’assoluzione di Massimo Bossetti – ha detto l’avvocato Salvagni –. Per la prima volta c’è un atto con cui la corte d’Assise di Bergamo ci autorizza ad analizzare reperti e Dna. È una strada ancora decisamente lunga, ma è importante aver invertito la rotta». I nuovi esami che la difesa chiederà di fare si svolgeranno mediante incidente probatorio, quindi alla presenza dei consulenti di tutte le parti.

Intanto nove proiettili sono stati rinvenuti ieri mattina nel campo di Chignolo d’Isola, dove il 26 febbraio 2011 fu scoperto il cadavere della tredicenne. A trovarli sono stati gli inviati di Mattino Cinque, sul posto per un servizio televisivo: «I proiettili erano accanto al luogo dove da nove anni vengono lasciati fiori e biglietti per la giovane ginnasta di Brembate. L’inviata della trasmissione ha informato i carabinieri di Treviglio, che hanno inoltrato la segnalazione all’autorità giudiziaria» spiega una nota dell’Arma. Al momento, l’ipotesi principale è che i proiettili siano finiti lì per caso. Banalmente, che siano cascati dalla tasca a qualcuno. Le cartucce, inesplose, erano sull’asfalto ricoperte da fanghiglia. Accanto, una rastrelliera in plastica con all’interno due cartucce. Se qualcuno avesse voluto compiere un gesto dimostrativo - è il ragionamento degli inquirenti - avrebbe appoggiato il tutto con più cura e ordine.

Il ritrovamento arriva a pochi giorni dal nono anniversario dell’omicidio di Yara. Questo, secondo alcuni, poteva far pensare all’opera di un mitomane. È di pochi giorni fa anche l’annuncio dei legali di Massimo Bossetti, l’ex muratore di Mapello condannato all’ergastolo in via definitiva, sulla denuncia per frode processuale in vista di una richiesta di revisione del processo, dopo le parole di un ex consulente della Procura di Bergamo riportate dal settimanale Oggi, secondo le quali «il Dna di Ignoto 1 è sempre stato al San Raffaele, l’abbiamo conservato e c’è ancora, anche se in questi giorni stiamo restituendo il materiale genetico alla Procura che lo ha richiesto». Una rivelazione clamorosa secondo il settimanale, perché uno degli avvocati di Bossetti, Claudio Salvagni, ricorda che le richieste di una superperizia che confrontasse il Dna di Bossetti con quello di Ignoto 1 sono sempre state respinte sostenendo che i reperti erano esauriti. Rivelazioni che non hanno sconvolto Giorgio Portera, genetista della famiglia di Yara: «Il fatto che ci fossero estratti custoditi dal genetista Casari non è una novità, lui stesso l’aveva confermato nel processo di primo grado». Portera ha sottolineato che «queste porzioni sono intorno alla traccia 31 G20 che ha dato la compatibilità più forte con Bossetti, che è esaurita». «È giusto distinguere quindi, quando si dice che non c’è materiale. Lo stesso Casari analizzò queste tracce con i metodi più avanzati e io stesso riscontrai non potessero dare contributi in più rispetto a quelli già noti». © RIPRODUZIONE RISERVATA