Marita Comi, una guerriera per Bossetti: i mille fronti della moglie di ferro

In aula è apparsa più decisa: "Se sospettassi di Massimo, lo mollerei" di GABRIELE MORONI

Marita Comi, moglie di Bossetti, va in tribunale (Lapresse)

Marita Comi, moglie di Bossetti, va in tribunale (Lapresse)

Bergamo, 29 maggio 2016 - La sfida di Marita. Nessuno dubita che sia una sfida al suo arrivo che meno anonimo di così non poteva essere, a bordo della Porsche color rame, con targa monegasca, guidata da uno dei consulenti della difesa del marito. Marita Comi ha cambiato la tinta di capelli, il viso è più affilato. In aula va a sedersi due banchi dietro il marito. C’è lo scambio di un rapido sorriso prima che la presidente Antonella Bertoja, elegante, severa, apra l’udienza che avvicina sempre più il finale di partita per l’uomo accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio. I difensori richiamano anche le storie di amanti, definiscono ‘tortura’ la vicenda giudiziaria di Massimo Bossetti. Marita ascolta, gioca nervosamente con la borsa. I campanelli del gossip pecoreccio hanno trillato a lungo. Per due settimane Marita ha negato al marito le sue visite in carcere con i tre figli. Offesa, urtata, furibonda per l’uscita pubblica dell’epistolario platonicamente torrido intrecciato da Bossetti con tale Gina, mai conosciuta, detenuta come lui nel carcere di Bergamo. È stata Laura Letizia, gemella di Massimo, che l’ha persuasa a uscire dalla tenda dell’indignazione, a ripassare i pesanti cancelli di via Gleno. 

Singolare gineceo, quello della famiglia Bossetti. Quasi un matriarcato. Donne forti che comandano, decidono, si espongono, non si tirano indietro quando si tratta di metterci la faccia. Uomini che ci vengono raccontati miti, ruolo gregario nella coppia, bravi magutt, muratori bergamaschi abituati ad alzarsi all’alba, salire sui loro furgoni, trascorrere la giornata ad allineare mattoni, impastare calcina, tirare su muri. Anche Bossetti lo ha raccontato in aula: nella linda casetta alla Piana di Mapello era la moglie a comandare, a gestire le fatture, a inalberarsi se il marito non esigeva i pagamenti. Erano litigi. Il duro silenzio di Marita era la punizione per il ‘Massi’, che andava a cercare conforto da mamma Ester.

Venerdì, in tribunale, era atteso l’annunciato arrivo di Ester Arzuffi. Non è venuta. È comparsa Marita, su quel cocchio rombante. Un’altra sfida. Un vallo fra due donne che con il tempo pare essersi fatto sempre più largo e incolmabile. Il primo scavo quel lunedì 16 giugno del 2014. Massimo Bossetti è stato prelevato al cantiere, fermato, blindato. Non è l’unica mazzata di quella giornata convulsa. La genetica ha svelato con fredda certezza che Massimo e la sorella non sono figli del padre anagrafico, ma di Giuseppe Guerinoni, conducente di autobus. Le nove di sera, nella sala d’attesa dei carabinieri Bergamo. Marita affronta la suocera con i pugni al cielo. Le cimici intercettano. «È stata insieme a Guerinoni ?...Me lo dica adesso...Non mi interessa... Me lo dica adesso?». Ester nega, come negherà sempre. Gli equilibri escono dai cardini su cui hanno riposato per anni. È una frana, una piena senza argini. Marita dei dubbi, delle contraddizioni, dei ripensamenti, delle certezze da ricercare, conquistare o forse soltanto mostrare al mondo curioso. 

In quella estate rovente di due anni fa si racconta in un memoriale per un settimanale. Le interviste televisive le rilascia in esclusiva. Incontra il marito in carcere, per la prima volta, il 26 giugno. «Massi...devo dire solo la verità...basta! La dico io e la devi dire anche tu, Massi...hai capito». Il macigno del Dna. Il furgone ripreso attorno alla palestra di Yara. I dubbi di Marita diventano palpabili. Da un colloquio all’altro incalza il marito con la tenaglia delle sue domande.«Dottoressa – assicura Bossetti al pm Letizia Ruggeri nell’udienza dello scorso 4 marzo –, mia moglie mi ha fatto un terzo grado più di lei. Mi ha fatto un interrogatorio, mi ha messo al muro, mi ha fatto molte più domande di lei. Le mancavano la fiducia e il rispetto nei miei confronti».  Marita ha deposto pochi giorni prima, il 24 febbraio, accolta come una star da una selva di fotografi e telecamere. Prima di lei la suocera Ester ha scelto il silenzio. Marita ha voluto rispondere. Voce poco più forte di un sussurro. Lo sforzo di mostrarsi la moglie di ferro, quella che condivideva tutto, anche le pratiche più segrete, con un marito adesso all’ombra dell’ergastolo. Quelle ricerche di film porno, le è stato chiesto? «Qualche volta le facevo io, qualche volta insieme, oppure io da sola, alcune volte la mattina, altre volte il pomeriggio o la sera». La presidente Bertoja ha toccato la sensibilità della donna: come si sarebbe comportata se avesse sospettato di Massimo? «Lo avrei lasciato. Avrei interrotto il rapporto anche per proteggere i figli».