Caso Yara, la Cassazione conferma l'ergastolo per Bossetti

Ancora una volta decisiva la prova del Dna

Massimo Giuseppe Bossetti nel riquadro, l'arrivo sul blindato

Massimo Giuseppe Bossetti nel riquadro, l'arrivo sul blindato

Bergamo, 12 ottobre 2018 - La Cassazione ha confermato l'ergastolo per Massimo Giuseppe Bossetti, condannato in primo e secondo grado per l'omicidio di Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di 13 anni il cui corpo venne trovato il 26 febbraio 2011 in un campo a Chignolo d'Isola, nella Bergamasca, a pochi chilometri da Brembate di Sopra, dove la ragazza viveva e da dove era scomparsa tre mesi prima.

La prova del Dna è stata ancora una volta decisiva per la sorte del muratore di Mapello. In aula i legali di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno chiesto nuovamente una super perizia sulla traccia biologica trovata sugli slip della 13enne e attribuita a 'Ignoto 1'. Traccia che, dopo quattro anni di ricerche, è risultata essere di Bossetti. "Lui è fiducioso nella giustizia, ma al tempo stesso molto timoroso. Chiede: 'mi facciano la perizia e scopriranno che non c'entro'", ha detto in aula l'avvocato Salvagni. Impossibile per il pg Mariella De Masellis eseguire nuovamente l'esame sul campione 31G20, che conteneva tracce biologiche sia di Ignoto 1 che della vittima perché si trattava di un "accertamento irripetibile" eseguito quando trovare il responsabile della morte della 13enne pareva quasi impossibile. Senza contare che il profilo genetico con il quale si è arrivati a Bossetti, per la pubblica accusa, "era corretto e assolutamente interpretabile". Proprio quella traccia di Dna maschile è stata l'unica traccia alla quale per lungo tempo si è aggrappata la procura di Bergamo per tentare di arrestare l'assassino della 13enne scomparsa da Brembate di Sopra il 26 novembre del 2010. E quella prova ha dato il via a una delle indagini più complesse e sorprendenti dei nostri tempi, condotta per quattro lunghi anni seguendo solo quella traccia biologica. Un'impresa scientifica senza pari in Europa, portata avanti attraverso lo screening di decine di migliaia di test genetici alla ricerca di un assassino senza nome. Il pm di Bergamo titolare del caso, Letizia Ruggeri, insieme al Ris e alla Polizia Scientifica, ha deciso di creare un database del Dna degli abitanti della zona e, dopo aver raccolto oltre 25 mila campioni senza risultati, finalmente si è imbattuta in profilo genetico in parte compatibile. Apparteneva a Damiano Guerinoni, che frequenta abitualmente la discoteca 'Sabbie Mobili', vicina al campo di Chignolo d'Isola dov'era stato ritrovato il corpo della 13enne. La Procura ha ricostruito la storia della famiglia Guerinoni e ha fatto riesumare il corpo del padre di Damiano, Giuseppe Benedetto Guerinoni, autista di autobus morto nel 1999. Emerge che Giuseppe è il padre di 'Ignoto 1', ma nessuno dei suoi tre figli legittimi non corrisponde al Dna trovato sul corpo di Yara. C'è solo una spiegazione: 'Ignoto 1' doveva per forza essere un figlio illegittimo di Guerinoni. É iniziata così un'indagine nell'indagine, a caccia della madre dell'assassino. E passo passo si è arrivati a Ester Arzuffi e dopo altre ricerche è stato rilevato il Dna di uno dei suoi quattro figli, Massimo Giuseppe Bossetti, che viene fermato e sottoposto all'alcol test proprio per poter raccogliere la sua saliva. Ai laboratori del Ris sono bastati pochi minuti per analizzare il reperto, e l'esito è stato inequivocabile: "perfettamente coincidente", con una percentuale del 99,999987%, con quello di 'Ignoto 1'. Così per Bossetti nel giugno del 2014 si sono aperte le porte del carcere di Bergamo. E dopo pochi mesi è iniziato il processo davanti alla Corte d'Assise e d'Appello, ma in aula la situazione si è complicata. Sugli slip e sui leggings di Yara, infatti, viene trovato il Dna nucleare di 'Ignoto 1', ma anche un Dna mitocondriale (trasmesso per linea materna) che non coincide con quello del muratore di Mapello. Per la difesa non ci sono dubbi: o quel campione è contaminato, e dunque la prova regina è da invalidare, o con Bossetti c'era un'altra persona. Di questo avviso anche il genetista Peter Gill, padre della genetica forense con cattedra a Oslo, che nel documentario 'Unknown 1' ha ricordato come "oltre al Dna nucleare di Massimo Bossetti e al Dna mitocondriale di Yara c'era per forza il mitocondriale di una terza persona". Gill era stato contattato come consulente dalla difesa del muratore di Mapello per il processo d'appello, ma la Corte d'Assise e d'Appello di Brescia ha deciso di non riaprire il dibattimento. Per il genetista, però, non ci sono dubbi: oltre a Bossetti e alla ragazzina "doveva per forza esserci una terza persona". Di avviso opposto, invece, Emilio Giardina, docente all'università romana di Tor Vergata e consulente della Procura di Bergamo, che è stato il primo a ipotizzare che 'Ignoto 1' fosse un figlio illegittimo di Guerinoni e per questo non presente nel nucleo familiare dell'autista di autobus. "Bossetti è stato identificato attraverso il Dna nucleare - ha spiegato dopo la condanna di Bossetti all'ergastolo -. Il suo combaciava con quello di 'Ignoto 1', cioè della persona che ha lasciato la sua traccia biologica sugli indumenti della ragazzina. E non mi vengano a dire che lo si può trasportare: il Dna si trasferisce soltanto per contatto diretto. Tutto questo è inconfutabile".