Bossetti e i reperti di Yara: garbuglio di competenze fra magistrati

Dopo l’intervento della Cassazione si sfila la corte d’Assise per rischio di pregiudizio. Caccia a un magistrato che decida

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Bergamo - La richiesta del presidente della Corte d’Assise, Giovanni Petillo, al presidente del Tribunale di Bergamo è quella di astenersi dal giudizio sulle richieste dei difensori di Massimo Bossetti , condannato definitivamente all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Questo per evitare pregiudizio da parte sua dal momento che la Corte d’Assise si è già pronunciata con un provvedimento poi cassato dalla Suprema Corte che ha rimandato all’Assise bergamasca. Secondo la richiesta dovrà essere un altro giudice a decidere. Ultimo atto (per ora) di una storia infinita. La questione è quella dei reperti di cui la difesa di Bossetti chiede l’esame.

L’avvocato Claudio Salvagni e il collega Paolo Camporini hanno indicato 98 reperti, fra cui provette con 54 campioni di Dna, indumenti, biancheria, scarpe che la tredicenne Yara indossava il 26 novembre del 2010, suo ultimo giorno di vita. Il 12 gennaio di quest’anno la Cassazione ha accolto i ricorsi e annullato con rinvio le due ordinanze con cui l’Assise di Bergamo aveva respinto come inammissibili le istanze della difesa di esaminare i reperti. Rinvio all’Assise di Bergamo per fissare i tempi e le modalità di accesso ai campioni. Gli ermellini annotavano come dal provvedimento di confisca emesso dai giudici dell’Assise "era emersa l’esistenza di provette contenenti 54 campioni di Dna estratti dagli slip (dove era stata trovata la traccia di Ignoto 1 attribuita a Bossetti - ndr) e dai leggings delle vittima, nonostante la sentenza della Cassazione che aveva confermato la condanna di Bossetti avesse dato atto del totale esaurimento le materiale genetico". Da allora due solleciti della difesa, il secondo inviato anche al Consiglio superiore della Magistratura.