Processo Bossetti, i genitori di Yara oggi in tribunale: "Lo guarderemo negli occhi"

Oggi, per la prima volta, i genitori di Yara vedranno, a pochi metri da loro, Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo accusato dell’omicidio della figlia di Gabriele Moroni

Yara Gambirasio

Yara Gambirasio

Bergamo, 11 settembre 2015 - «Lo guarderemo. Sarà un’altra prova dolorosa. La supereremo». Gruppo di famiglia, con dolore, in un’aula di tribunale. Oggi, per la prima volta, i genitori di Yara vedranno, a pochi metri da loro, Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo accusato dell’omicidio della figlia. Fulvio Gambirasio e Maura Panarese affidano poche parole a chi hanno più vicino: «Siamo pronti, anche se sarà una prova molto dolorosa. Non ci siamo mai sottratti. Ci saremo. Ci affidiamo alla giustizia. E alla fede». La fede che fa sì che ancora oggi ripetano la frase affidata a don Corinno Scotti, parroco di Brembate di Sopra, pochi giorni dopo il fermo del muratore: «Preghiamo per la famiglia Bossetti, perché stanno soffrendo più di noi». Riprende il processo in Corte d’Assise a Bergamo. Maura e Fulvio sono testi citati dall’accusa. Con loro, Keba, la figlia maggiore, che si è costituita parte civile con i genitori, la zia paterna Nicla, Martina Dolci, l’amica con cui Yara scambiò gli ultimi sms la sera del 26 novembre del 2010, le insegnanti di ginnastica Daniela Rossi e Silvia Brena, amiche della scuola e centro sportivo. In tutto 15 testimoni. Yara Gambirasio conosceva Bossetti? Gli inquirenti ne sono certi. «Mia figlia Yara non avrebbe mai dato confidenza a nessuno che non conosceva», dichiara mamma Maura, ascoltata il 6 dicembre, quando Yara è ancora una tredicenne scomparsa che viene ricercata. Parole che potrebbero suonare come una anticipata, indiretta conferma della convinzione del pm Letizia Ruggeri, che non ha contestato all’indagato il sequestro di persona. Ma il 27 novembre, all’indomani della sparizione della figlia, Maura Panarese ha fatto mettere a verbale: «Sono certa ed escludo assolutamente che Yara avesse allacciato rapporti di simpatia con giovani di età superiore alla sua e posso escludere che Yara abbia potuto allacciare rapporti con altre persone tramite scambi di email o contatti tramite social network, poiché Yara non ha un suo computer personale ma utilizza quello di famiglia solo per motivi scolastici o visionare dei filmati relativi a gare di ginnastica ritmica o allenamenti». Keba oggi ha vent’anni. All’epoca divideva la stanza con Yara. La mattina dopo la sparizione della sorella minore, descrive ai carabinieri un rapporto di reciproca confidenza. «Da qualche mese - aggiunge - Yara mi aveva confidato che le piaceva un ragazzo. È sempre stata serena, non ho notato nulla di anomalo». La testimonianza della zia Nicla Gambirasio può diventare importante anche agli occhi della difesa. Yara l’accompagnava spesso al discout Eurospin di Brembate, il luogo dove, secondo gli investigatori, sarebbe avvenuta la sua conoscenza con l’artigiano di Mapello. Una persuasione che discende dalla testimonianzna di una donna di Trescore Balneario, Alma Azzolin. In un giorno che colloca attorno alla fine dell’estate 2010, la Azzolin nota un’auto con alla guida un uomo entrare nel parcheggio davanti al cimitero di Brembate. Poco dopo sopraggiunge, di corsa, una ragazzina che s’infila nella vettura e dialoga fittamente con il conducente. A una settimana di distanza, mentre è in fila all’Eurospin, la testimone nota l’uomo davanti a sé, questa volta solo. Riconosce Bossetti dalle foto e anche Yara in una delle otto immagini che le vengono mostrate. Massimo Bossetti, ha confermato la proprietaria, frequentava il discount.