"Work flow" per fare entrare nel mondo del lavoro 4mila ucraini

Firmato il protocollo di intesa fra Provincia, Confindustria, Caritas diocesana e Consiglio dei sindaci orobici

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Favorire l’inserimento lavorativo dei circa 4mila cittadini ucraini giunti nella Bergamasca in seguito all’emergenza bellica. Va in questa direzione il protocollo di intesa del progetto "Work flow - Incontro al lavoro", nato dalla collaborazione tra Provincia, Confindustria Bergamo, Caritas diocesana bergamasca e Consiglio dei sindaci della provincia (nella foto la pres. Marcella Messina). È già previsto, però, che il protocollo possa essere esteso a persone di altra nazionalità e italiane. "Il modello, infatti - si legge nel documento - non intende ridursi a intervento ‘spot’, ma può rappresentare il riferimento per la gestione di ulteriori situazioni emergenziali, nonchè supportare in futuro categorie specifiche del mercato del lavoro, anche portatrici di fragilità". Secondo l’intesa sottoscritta, la rete di accoglienza costituita da Caritas e dai Servizi sociali, raccoglie i nominativi di chi cerca lavoro, che viene preso in carico dai Centri per l’impiego della Provincia di Bergamo, mentre Confindustria indica le aziende disponibili ad inserimenti. Gli operatori dei Cpi verificano la conoscenza dell’italiano - attraverso un test proposto dall’Università di Bergamo - e indirizzano in questo modo a percorsi formativi linguistici, di primo livello o potenziamento. Successivamente si incrociano competenze e motivazioni, necessità con le richieste delle aziende, individuando percorsi in cui le competenze vanno potenziate o acquisite. In queste ultime due settimane sono state segnalate dalla rete di accoglienza un’ottantina di persone. Una ventina, invece, le aziende che hanno manifestato interesse per altrattanto profili, cinque i candidati che potrebbero arrivare a breve ad un’assunzione. "Le aziende - sottolinea Paolo Piantoni, dg Confindustria Bergamo - si assumono anche il rischio della precarietà di un rapporto lavorativo con persone che potrebbero decidere di lasciare l’Italia a breve". M.A.