Violenza sulla collega: condannato agente

Due anni a un dipendente della polizia Provinciale. L’agguato alla donna. in un cascinale in disuso

Il tribunale di Bergamo

Il tribunale di Bergamo

di Francesco Donadoni

Nelle sue intenzioni quei locali in disuso e destinati a eventuale sede della Polizia provinciale si potevano adattare anche come "nido d’amore". Ma "l’atto" si è consumato in un’aula di tribunale, davanti al giudice, in udienza preliminare, per il reato di violenza sessuale. Nei guai un agente della Polizia provinciale di Bergamo - servizio di vigilanza ittico venatoria - un 52enne di Costa Volpino. Assistito dall’avvocato di fiducia Mauro Moretti, è stato condannato in abbreviato a due anni, con pena sospesa e al risarcimento di 10mila euro.

La vittima è una sua ex collega di 39 anni, in servizio all’epoca dei fatti, giugno 2019, nello stesso corpo. Quel giorno erano in servizio sul territorio per un recupero di carcasse di animali. Durante il sopralluogo arrivano fino a un cascinale in disuso, una vecchia struttura abbandonata che era stata individuata come potenziale sede della Polizia provinciale di Lovere. Gli agenti entrano nel locale per un sopralluogo, ma ad un certo punto, secondo l’accusa (pm Maria Esposito) l’imputato chiude il locale a chiave dall’interno per evitare dei disturbi. Quindi invita la ex collega ad avvicinarsi a una finestra, e in quell’istante il freno inibitorio si lascia andare.

L’uomo cinge la collega, allunga le mani fino all’altezza del seno. La vittima intuisce le intenzioni del superiore e di scatto, a mo’ di protezione, fa partire la registrazione del cellulare. E’ la sua salvezza. La donna, provata per quella terribile esperienza decide di rivolgersi al sindacato Sulpl -Diccap, il sindacato delle polizie e delle autonomie locali. "In seguito a questa vicenda la mia assistita, grazie anche al sindacato – ha spiegato l’avvocato Michele Cinquepalmi, di Milano – è riuscita a ottenere il trasferimento ad altro incarico ai sensi dell’art 30 comma 1 (tutela della dipendente vittima di violenza di genere). In pratica sancisce che la dipendente vittima di violenza di genere inserita in specifici percorsi di protezione, debitamente certificati dai servizi sociali può presentare domanda di trasferimento ad altra amministrazione che si trova in un comune diverso da quello di residenza." Tra quindici giorni le motivazioni.