Gorlago, violenza sessuale in agenzia per modelle. "Non è successo nulla, è una vendetta"

Il caso era emerso dal racconto di una quindicenne. L’avvocato del titolare Pubblistar ha chiesto l’assoluzione

Violenza contro le donne, foto d'archivio Spf

Violenza contro le donne, foto d'archivio Spf

Bergamo, 15 dicembre 2022 - Il pm Laura Cocucci aveva chiesto la condanna a 8 anni senza attenuanti generiche per Vincenzo Lamberto, 61 anni, direttore dell’agenzia di modelle Pubblistar di Gorlago (poi chiusa). L’uomo deve rispondere di violenza sessuale aggravata. Non si è mai fatto interrogare, ha parlato con le dichiarazioni spontanee la volta scorsa: con toni pacati aveva detto che "non è successo nulla" di quanto denunciato. La querela nei suoi confronti da una delle ragazze, all’epoca 15enne, costituita parte civile, secondo l’imputato "è stata una sorta di vendetta sua e della madre perché mi sono rifiutato di dare il materiale fotografico perché non ero stato pagato". Si facevano anche dei book in agenzia.

La vicenda è del 2018, quando la ragazzina arriva alla Pubblistar per il corso di modella, da fuori regione: si era fermata all’agenzia tre giorni, in cui avrebbe subito violenza, secondo l’accusa. Un’altra ragazza ha ritirato la querela, "perché aveva paura di non avere le prove", ha sostenuto l’avvocato di parte civile, Elisa Gabbi, che ha chiesto una provvisionale di 50mila euro. Ieri è stata la volta della difesa. L’avvocato Federico Viviani ha chiesto per il 61enne l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

"Qui non c’è nessun caso di MeToo, come aveva fatto capire l’accusa. Quel sistema che il pm ha caldeggiato è puramente suggestivo e dimostra la debolezza dell’impianto accusatorio. Si è trattato di una vendetta architettata dalla madre. I certificati medici del pronto soccorso (dove si era recata la ragazzina assieme alla mamma) unica vera prova, non chiariscono se via stata violenza, ma parlano di diagnosi riferita. Altre ragazze che hanno partecipato al corso non hanno raccontato di strane situazioni". Prossima udienza il 21, con la sentenza del collegio del presidente Giovanni Petillo.