Viaggio nel tempo con Manzù Le prime opere e il Dna orobico

Oggi a Clusone una giornata dedicata allo scultore promossa dall’Università di Bergamo

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Un viaggio alla scoperta degli anni giovanili dello scultore bergamasco Giacomo Manzù, le cui opere sono conosciute in tutto il mondo, e del suo forte, viscerale legame con il territorio orobico. È il tema dell’iniziativa “Giacomo Manzù tra Bergamo e Clusone”, giornata interamente dedicata all’artista, promossa dall’Università degli Studi di Bergamo. L’iniziativa è in programma oggi a Clusone, dove il grande scultore si rifugiò negli anni della seconda Guerra mondiale, sfollato insieme alla moglie Tina Oreni e al figlio Pio, in una sorta di autoesilio. Alla giornata, realizzata in collaborazione con il Comune di Clusone e Bolis edizioni, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Bergamo, prenderà parte la presidente della Fondazione Giacomo Manzù, la figlia Giulia Manzoni.

In programma la presentazione del libro “Giacomo Manzù: i suoi esordi a Bergamo. Il fregio del Monumento ai fratelli Calvi” (Bolis edizioni), alle 15 nella chiesa del Paradiso, con l’intervento del rettore dell’Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini. Alle 16,45, da piazza Paradiso, prenderà invece il via la visita guidata di Atelier “Manzù e la tradizione artistica clusonese”, alla scoperta dei luoghi e della vita quotidiana dell’artista a Clusone. Chiuderà la giornata, alle 18 in Corte S.Anna, “Sax&Piano - Musica dal cabaret anni ‘20”. Enea Polliotto al sassofono e Anita Frumento al pianoforte, i componenti del “Duo Liberty“. "Sono molto grata per questo ricordo degli esordi di mio padre, con in primo piano il Fregio dei Fratelli Calvi, che onora il sacrificio di chi combattè per la patria", ha detto Giulia Manzoni. E il rettore Remo Morzenti Pellegrini: "L’iniziativa rientra in un percorso di valorizzazione non solo dello scultore, ma anche dell’uomo di cultura legato al suo territorio".Michele Andreucci