Truffe con le auto, "processo per gli Horvat"

Chiesto il rinvio a giudizio per alcuni componenti della famiglia rom

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È una sorta di potpourri. Ci trovi dentro di tutto. E anche i reati sono diversi: si va dalla truffa, all’insolvenza fraudolenta, dalla calunnia, alla ricettazione, dall’estorsione alla violenza privata fino al favoreggiamento. E del resto gli imputati sono un lungo elenco, ben 28. Tra loro compaiono i componenti della famiglia Horvat (Desiderio, Fardi e Principe), già assurti alla cronaca per la sparatoria di Trescore Balneario dell’8 agosto 2017 con i rivali Nicolini. In questo processo (pm Emanuele Marchisio) compaiono per le truffe delle auto, anche di un certo valore, un loro “marchio di fabbrica“ per cui è stato richiesto il rinvio a giudizio. Ieri c’è stata l’udienza preliminare davanti al gup. I difensori hanno sollevato una serie di eccezioni che sono state respinte.

Tre imputati hanno chiesto la messa alla prova, mentre un commercialista ha chiesto di essere ammesso al rito abbreviato, mentre tutti gli altri non hanno chiesto riti alternativi. La prossima udienza è al 21 aprile. Si accennava alle truffe e agli Horvat.

Tra i vari episodi, c’è quello dell’autosalone aperto a Sorisole con l’insegna "Guido l’auto", per l’accusa con lo scopo di frodare i clienti. Filone d’inchiesta che è stato prescritto perché nel frattempo le vittime sono state risarcite e hanno rimesso la querela che di fatto annulla il reato. Rimangono in vita altri episodi di truffa.

L’episodio di Sorisole merita un racconto. L’autosalone viene aperto in via Marconi. Ma l’artigiano che vi ha lavorato non è stato pagato. Anche l’affitto mai versato. In pochi giorni incassati 185mila euro, con auto pagate non più di 80mila euro.Tra gli indagati figura anche la nonna, Maria Horvat, 76 anni, nata in Ungheria, senza patente a analfabeta, a cui era stata intestata una Porsche: lei manco lo sapeva. F.D.