Treviglio, la confessione: "Hanno ucciso mia sorella: ecco perché scippo le donne"

Il 43enne arrestato al giudice: nel tunnel della droga dopo il dramma famigliare

Uno scippo

Uno scippo

Davanti al giudice durante l’interrogatorio di convalida dopo l’arresto a Treviglio per uno scippo messo a segno venerdì, l’autore, un 43enne, ha raccontato di essere finito di nuovo nel tunnel della droga dopo il dramma che ha travolto la sua famiglia. Il dramma a cui si riferisce è quello dell’omicidio della sorella, uccisa dalla figlia di soli 15 anni. Tornando allo scippo, il 43enne (assistito dall’avvocato Davide Ceruti) ha ammesso di avere strappato la borsetta a una donna che stava camminando in via Leonardo Da Vinci, nella città della Bassa, ma ha negato di essere l’autore dei precedenti dieci colpi, che comunque al momento non gli sono contestati.

Il gip Massimiliano Magliacani ha disposto l’obbligo di firma, tutti i giorni in caserma per lui e anche per la fidanzata 37enne, a sua volta arrestata e con problemi di tossicodipendenza (avvocato Michele Cesari). Era lei che il giorno dello scippo l’aveva accompagnato in auto. I soldi del colpo dovevano servire per acquistare della droga. Ma non hanno fatto a tempo, perché le pattuglie della polizia del Commissariato di Treviglio li avevano intercettati e bloccati. Resta ancora da smascherare l’autore degli altri colpi. Il tunnel della droga dopo quel dramma in famiglia. "Abbiamo perso Manuela. È terribile, ma non possiamo farci niente. Adesso faremo di tutto per non perdere anche sua figlia", aveva dichiarato il 43enne subito dopo il delitto, avvenuto proprio a Treviglio il Ferragosto scorso. La nipote aveva ucciso con una coltellata alla schiena sua sorella Manuela dopo una banale lite per un elettrodomestico rotto. Travolto dal dolore, a suo dire, il 43enne avrebbe ricominciato a drogarsi da quel momento. Omicidio avvenuto in un appartamento in una corte di via Bernardino Butinone, a Treviglio. Era un sabato sera.

Poco prima, al culmine di una discussione, una delle tante che negli ultimi periodi avevano caratterizzavano il rapporto tra la madre e la figlia adolescente: quest’ultima aveva afferrato un coltello da cucina sferrando un solo fendente alla schiena. Tutto per un rimprovero subito, legato a un ventilatore appena acquistato che non riuscivano a montare. Il colpo non ha lasciato scampo alla donna. La lama le aveva leso il cuore. A dare l’allarme era stata la stessa ragazzina, chiamando il 112: "Venite, ho bisogno di aiuto ho fatto male alla mamma", aveva detto al telefono, sotto choc. Poi il carcere, a Torino: se ne occupa la procura minorile.