Far West a Trescore: restano in carcere Angelica e i suoi figli, in libertà il buttafuori

Tiene ancora banco la decisione della Corte di Appello di Brescia che ha deciso di revocare le misure di prevenzione, sorveglianza speciale a sei rom

Prosegue l’attività investigativa dopo la sparatoria  per definire le varie responsabilità (foto De Pascale)

Prosegue l’attività investigativa dopo la sparatoria per definire le varie responsabilità (foto De Pascale)

Bergamo, 13 agosto 2017 - Confermato il carcere per i fratelli Elvis e Kevin Nicolini, di 33 e 24 anni, e per la madre Angelica Pellerini, 50 anni, arrestati dopo la sparatoria avvenuta martedi pomeriggio in piazzale Pertini, a Trescore Balneario. Le accuse sono: tentato omicidio, rissa e porto di armi. Libero, invece, Davide Carabetta, 36 anni, il buttafuori comasco finito in manette assieme agli altri tre. Lo ha deciso il giudice Marina Cavalleri che ieri mattina ha sciolto la riserva. Per il tribunale c’è il pericolo di reiterazione del reato, da qui il carcere per il nucleo familiare dei Nicolini, il clan rivale degli Horvat.

Nell'interrogatorio di venerdì, i Nicolini avevano raccontato di essere stati vittime dell’agguato, e non gli aggressori. Hanno spiegato che sono stati gli Horvat a sparare, anche se poi dalle indagini e dalle telecamere del video choc diffuso dai carabinieri, che hanno filmato buona parte della scena, è anche dalla loro parte che due persone impugnano la pistola. Una, viene contestato, è proprio Angelica Pellerini, mamma di Elvis e Kevin, difesa dall’avvocato Anna Marinelli. Lei, però, al giudice ha detto: «Non ho sparato». Non una parola di più. L’altro è stato identificato come il compagno Giorgio Nicolini (ancora irreperibile). In parte, le indagini danno loro ragione. I Nicolini sono arrivati per primi sul piazzale. Con una Mercedes station wagon blu su cui viaggiano la Pellerini e il compagno, con una Alfa 166 su cui c’è Elvis, con un Hummer maculato che guida Kevin e con un altro Hummer bianco. Scendono, passeggiano. «Abbiamo pensato che gli Horvat non venissero perché non c’erano», è la versione dei fratelli, assistiti dall’avvocato Ottaviano Mussumeci. Invece sul piazzale è transitata una Fiat Croma con almeno due persone, Horvat, a bordo. Si sono abbassati, il passeggero si affacciato dal finestrino e ha puntato la pistola.

Qui rimane un vuoto. Fori e bossoli compatibili con degli spari da quella direzione verso i Nicolini non sono stati trovati. Intanto tiene ancora banco la decisione della Corte di Appello di Brescia che ha deciso di revocare le misure di prevenzione, sorveglianza speciale a sei rom. Tra questi, due avevano partecipato al Far West. Uno è Giorgio Nicolini, il capo famiglia, 52 anni, residente a San Paolo d’Argon, uno dei dieci indagati per gli ultimi fatti, l’altro che si è visto revocare la sorveglianza speciale, che secondo i carabinieri avrebbe preso parte alla rissa di piazzale Pertini, è uno degli Horvat. Venerdì alla cancelleria è arrivato solo il dispositivo, ma sarebbe interessante leggerne le motivazioni.