Azzano, travolse e uccise due ragazzi: condanna 'dimezzata'

Sei anni e otto mesi a Scapin per omicidio colposo: il pm ne chiese 16

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La sentenza è arrivata nel pomeriggio, intorno alle 17.30. Per il tribunale non ci fu nessun duplice omicidio volontario la notte tra il 3 e il 4 agosto 2019 sulla strada provinciale di Azzano San Paolo, dove Luca Carissimi e Matteo Ferrari, di 21 e 18 anni, in sella alla Vespa furono investiti dalla Mini Cooper guidata da Matteo Scapin, 34enne di Curno. Luca e Matteo, amici da sempre, residenti nello stesso quartiere, Borgo Palazzo: il primo morì sul colpo, l’altro 30 ore dopo all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Il giudice dell’udienza preliminare, Massimiliano Magliacani, dopo il processo con rito abbreviato, ha condannato Scapin a 6 anni e 8 mesi per omicidio colposo. La corte ha riconosciuto il concorso di causa nell’evento. La Procura, rappresentata dal pm Guido Schininà, aveva chiesto invece 16 anni per omicidio volontario: una linea che gli inquirenti avevano scelto fin dall’inizio. Presenti in aula i genitori di Luca e Matteo, assistiti dagli avvocati Dimitri Colombi e Francesca Longhi, che hanno chiesto un risarcimento di oltre 400mila euro e di 100mila per il fratello di Luca e 150mila euro per la sorella di Matteo. E all’uscita, dopo la lettura della sentenza, le mamme di Matteo e Luca si sono lasciate andare a uno sfogo: "Giustizia bugiarda. Ci siamo sentiti soli. Matteo Scapin e la sua fidanzata non hanno raccontato la verità". Quella notte la situazione degenerò nel piazzale del Setai, dove scoppiò una rissa fra Scapin e la compagnia di Carissimi e Ferrari. Il 34enne e la fidanzata salirono in auto per tornare a casa. I rivali li seguirono. A un certo punto, all’altezza dell’incrocio con la Cremasca, qualcuno con una bottiglia di birra infranse il lunotto posteriore della Mini di Scapin. La convinzione della Procura è che quest’ultimo avesse reagito d’impulso, cercando di investire volontariamente i due ragazzi.

L’urto tra l’auto di Scapin e il motorino dei due ragazzi era stato sempre interpretato dalla polizia stradale e dal pubblico ministero titolare del fascicolo, Raffaella Latorraca, come una reazione alla lite che c’era stata poco prima fuori dalla discoteca. Lite continuata ancora in strada proprio tra Scapin e le due vittime. Secondo la tesi della Procura, accolta dal gip che aveva convalidato l’arresto, quella manovra fu volontaria, mentre i difensori dell’imputato, Andrea Pezzotta e Riccardo Tropea, si sono sempre opposti a quella ricostruzione riconducendo il tutto all’omicidio stradale: una manovra errata e involontaria, dovuta allo spavento per l’esplosione del lunotto e alla concitazione di quegli attimi.