Il bergamasco Travelli, da quattro anni in bici fra America e Africa

Per lui il mondo è una sola pista ciclabile

Davide Travelli

Davide Travelli

Bergamo, 16 luglio 2019 - Un amante dei viaggi, un giramondo desideroso di scoprire sempre nuove mete e nuovi luoghi, un moderno esploratore che in sella alla sua bicicletta sta compiendo il giro del mondo in solitaria e senza supporto alcuno. Non solo. Una persona che si occupa di chi soffre e ha bisogno d’aiuto, che ai suoi viaggi abbina sempre un’attività benefica. È il ritratto di Davide Travelli, 40 anni, bergamasco (ma ha vissuto diversi anni in Irlanda, a Dublino). Partito il 14 agosto del 2015 dall’Alaska, ha pedalato prima lungo l’intero continente americano, fino alla Patagonia. Poi è risalito in sella a Città del Capo, in Sud Africa, e ha attraversato tutto il continente nero, raggiungendo Il Cairo, capitale dell’Egitto, dove si trova attualmente. E ora è in procinto di proseguire il suo tour in Europa. A casa non ci è ancora tornato. Quattro anni attraverso i continenti, le diverse culture, mille climi e ambienti diversi. I familiari li ha incontrati, quasi per caso, in un aeroporto lungo il percorso. Come detto, il viaggio in giro per il mondo di Travelli è anche legato ad un progetto benefico. Durante il suo peregrinare, infatti, il viaggiatore orobico si sta occupando di raccogliere fondi da destinare a In&Out of the Ghetto, una Ong con sede a Lusaka, nello Zambia, che opera in una favela della città: Bauleni.

La spedizione intrapresa da Davide Travelli ha già attraversato 29 Paesi, per circa 52mila chilometri percorsi in bicicletta in quasi 4 anni. Un’avventura epica, quella che sta affrontando l’esploratore bergamasco, a tratti anche drammatica e pericolosa. Sono molte, infatti, le disavventure che il 40enne si è trovato di fronte, in alcuni caso rischiando anche la vita. In Alaska, per esempio, è stato colpito per ben due volte da ipotermia alle mani e ha sperimentato un incontro faccia a faccia con un orso grizzly. «In Canada, poi, un orso nero mi ha distrutto le borse dove tenevo i rifornimenti di cibo: emotivamente è stato il mese più difficile del viaggio». In Centro America se l’è vista con due puma in Guatemala e un bus che l’ha spinto fuori strada in Costa Rica. «In Sud America, invece – ricorda ancora Travelli – sono stato assalito da tre predoni mentre mi trovavo nel deserto de La Guaijra, in Colombia. Me la sono cavata grazie al fatto che avevo con me uno spray antiorso, che ho usato contro questi ladroni, riuscendo a metterli in fuga. Ma è stata un’esperienza davvero drammatica e me la sono vista brutta». L’Africa non è stata da meno quanto a pericoli. La sfortuna ha voluto che Davide danneggiasse varie volte l’attrezzatura in luoghi remoti e difficili da raggiungere. Ha attraversato deserti con temperature che hanno toccato i 51 gradi, come in Sudan. È stato persino investito da una motocicletta e per sei settimane si è dovuto fermare in Tanzania, per far guarire da una fastidiosissima ferita al braccio. Ma non si è arreso ed è risalito di nuovo in sella.

«Durante il mio viaggio – rivela Travelli –, grazie alla collaborazione dell’Ambasciata Italiana e all’Istituto Italiano di Cultura, ho avuto anche la possibilità di presiedere, in diverse scuole e centri culturali, a delle presentazioni-conferenze, con tanto di fotografie e di video, e di raccogliere fondi da destinare ad enti e associazioni benefiche». Naturalmente l’impresa è ancora di là dal concludersi. Fra qualche giorno, dopo la tappa a Il Cairo, il viaggio di Travelli riprende verso una destinazione assai meno remota: l’Europa.