Transessuale ucciso a Villa D'Adda, l'omicida confessa: "Sono stato io"

Interrogatorio fiume nel carcere di Bergamo per il 31enne Daniel Savini. Fu lui stesso a chiamare il 112 asserendo di essere stato aggredito e di aver agito per difendersi di Rocco Sarubbi

Villa d'Adda, la villetta in cui Daniel Savini ha ucciso un trans di 21 anni

Villa d'Adda, la villetta in cui Daniel Savini ha ucciso un trans di 21 anni

Villa d'Adda (Bergamo), 20 febbraio 2015 - E’ stato un interrogatorio fiume, iniziato alle 15,30 e terminato dopo oltre sei ore, quando fuori era già buio. Assistito dal suo difensore, avvocato Gianfranco Brancato, il 31enne Daniel Savini, in carcere dal 14 febbraio per aver ucciso a coltellate nella casa dei genitori adottivi a Villa d’Adda, il transessuale brasiliano Lucas Martins Dos Santos, lunedì ha deciso di ripondere al pm Fabio Pelosi, ammettendo le proprie responsabilità.

Inizialmente Savini si era avvalso della facoltà di non rispondere, atteggiamento cambiato con il trascorrere dei giorni e con l’esigenza di fornire la sua versione dei fatti. Il giovane di origini guatemalteche, un lavoro come promoter di Sky, ha ripercorso minuto dopo minuto la sera dell’omicidio, che ha dichiarato di aver passato in compagnia di una amica. Le telecamere avevano ripreso la sua auto verso mezzanotte mentre si allontanava dall’abitazione di Villa d’Adda, e alle 4 mentre vi faceva rientro.

Gli inquirenti ipotizzano che fosse in compagnia di Lucas Martins Dos Santos, il viado brasiliano domiciliato a Milano, in via Monza, che si prostituiva a Zingonia. Per risalire all’indentità della vittima, è stato determinante un tatuaggio, riconosciuto da un amico della vittima. Resta da capire cosa sia successo dopo, e soprattutto cosa abbia scatenato la follia omicida di Savini.

Sulle motivazioni del gesto, infatti, vige uno stretto riserbo. Il delitto è avvenuto nella taverna e ai carabinieri arrivati sul posto si è presentata una scena agghiacciante: il transessuale era in un lago di sangue con il volto sfigurato. La vittima avrebbe cercato di difendersi e di fuggire ma il suo aggressore non gli ha lasciato via di scampo. E’ stato lo stesso Savini a chiamare il 112 segnalando che qualcuno era entrato in casa. «Sono stato aggredito e mi sono difeso», aveva dichiarato allora agli inquirenti. Ora il pm attende l’esito degli esami del sangue disposti sul 31enne, per accertare se avesse fatto uso di droghe o alcol, mentre il corpo di Lucas Martins Dos Santos è ancora in attesa del riconoscimento ufficiale da parte di un familiare. La salma è stata composta nella camera mortuaria del Papa Giovanni XXIII e gli amici stanno raccogliendo il denaro per l’espatrio della salma e i funerali.