Le suore non ci sono più, chiusura a singhiozzo per il museo del Papa Buono

Sotto il Monte, l’effetto della crisi di vocazioni

La statua di Papa Giovanni (De Pascale)

La statua di Papa Giovanni (De Pascale)

Sotto il Monte (Bergamo), 27 settembre 2017 - Nei momenti di abbandono e, forse, di qualche nostalgia, anche da Papa, in Vaticano, la ricordava come «il più bel luogo di riposo e di pace». Erano i momenti in cui Giovanni XXIII ritornava, con la memoria, a Ca’ Maitino, la prima casa costruita dalla famiglia quando, nel XV secolo, si era trasferita a Sotto il Monte.

Le migliaia di pellegrini che, ogni anno, visitano i luoghi del Pontefice bergamasco divenuto santo la conoscono come lo “scrigno” che, grazie al devoto segretario, il compianto cardinale Loris Francesco Capovilla, il quale proprio qui si era ritirato e si è spento, custodisce i ricordi e i cimeli di una vita: persino, riferiscono le guide, l’altare dove Angelo Giuseppe Roncalli, salito al soglio di Pietro, celebrava la messa e il letto su cui, il 3 giugno 1963, spirò. Da lunedì scorso il cancello della casa non si apre più, purtroppo, tutti i giorni: dopo 57 anni le suore delle Poverelle, la congregazione bergamasca fondata da Luigi Maria Palazzolo che proprio il “Papa buono” volle beato, e le cui figlie spirituali accudirono Roncalli anche in Vaticano, hanno concluso il loro servizio fra quelle mura. Ne erano rimaste, in paese, quattro: la crisi delle vocazioni ha reso irrevocabile la decisione. «Il vescovo Francesco Beschi ha cercato in ogni modo di ottenere almeno una certa continuità – spiega il parroco di Sotto il Monte, monsignor Claudio Dolcini – ma, alla fine, abbiamo dovuto arrenderci. Le suore mancano, e il problema non riguarda, come è noto, solo le Poverelle. Ma questo addio pesa perché, soprattutto negli ultimi anni, la loro presenza si era estesa anche ad altri impegni».

È stato lo stesso monsignor Dolcini a comunicare la notizia ai fedeli: ora il sito della parrocchia precisa che «per questi e i prossimi giorni Ca’ Maitino aprirà solo il sabato e la domenica; in settimana quando ci sono gruppi prenotati». Poi l’invito: «Rivolgo a tutti - scrive il parroco - la richiesta di disponibilità per l’accoglienza e l’accompagnamento dei pellegrini e per la vigilanza e la pulizia della casa». «Quel “tutti” - aggiunge monsignor Dolcini - è un richiamo anche a quanti, pur non risiedendo a Sotto il Monte, potrebbero dare il loro sostegno. Si viene, spesso, da Papa Giovanni per chiedere; si dovrebbe anche operare per restituire qualcosa, almeno in termini di tempo disponibile e di servizio agli altri». La casa è stata affidata dal vescovo alla stessa parrocchia. Ogni teca, ogni mattone dell’edificio, che sorge poco distante dalla chiesa, parlano di Angelo Giuseppe Roncalli le cui spoglie nel 2018, a sessant’anni dall’elezione a Pontefice, torneranno, per concessione di Papa Francesco, in queste contrade. Qui, in oltre mezzo secolo, hanno cercato rifugio e conforto migliaia di anime. Ora è silenzio e buio. Ma, confida la gente di Sotto il Monte che unisce la fiducia nel “suo” santo a una testardaggine tutta bergamasca, si tratta solo di una pausa. Si ricomincerà, piano piano, nel segno di Roncalli. Che ammoniva spesso: «Per oggi contentiamoci; a domani il resto...»