Risse e aggressioni in ospedale. I sanitari di Seriate: "Vogliamo il posto di polizia"

Corsi di autodifesa per i dipendenti. "Ma per noi non è abbastanza"

I dipendenti dell’ospedale di Seriate (De Pascale)

I dipendenti dell’ospedale di Seriate (De Pascale)

Seriate (Bergamo), 11 settembre 2017 – Una raccolta di firme per chiedere la presenza fissa di addetti alla sicurezza: sull’esempio del Papa Giovanni XXIII, della Clinica Gavazzeni o dell’ospedale Treviglio. A lanciare la proposta sono stati gli operatori in servizio in alcuni punti della struttura ospedaliera Bolognini di Seriate: la portineria, il Cup (centro unico per le prenotazioni), ai poliambulatori, e al Pronto soccorso pediatrico-generale-e ostetrico.

A far traboccare il vaso, colmo da tempo, è stata l’ultima rissa accaduta il 19 agosto. Episodio grave che aveva coinvolto due famiglie indiane, fazioni diverse, che avevano litigato dopo un matrimonio. Alla fine il bilancio era stato di cinque feriti e un gran caos al Pronto soccorso, tra le persone che erano in attesa di essere visitate. «Le aggressioni verbali sono ormai all’ordine del giorno – afferma Cristian Marchesi, dipendente e referente per la sicurezza dei lavoratori – e non è possibile sostenere questa situazione per noi che lavoriamo all’interno. Non si deve dimenticare che il Pronto soccorso del Bolognini conta 60mila accessi all’anno, quindi siamo una struttura che è un punto di riferimento per molti». L’ospedale è corso ai ripari promuovendo un corso per rispondere alle aggressioni al quale hanno partecipato i dipendenti del Pronto soccorso. Ma non basta. «Abbiamo una serie di denunce, dalla caposala che ogni giorno raccoglie le lamentele dei nostri operatori», continua Marchesi. Il fatto di non aver nessun posto di polizia e nessun agente di sicurezza permette l’accesso alla struttura sanitaria di persone pericolose, ubriachi, tossicodipendenti, alcolisti.

Insomma, persone per le quali basta poco per far succedere ciò che non deve succedere in un Pronto soccorso, tanto più dove lavorano molte donne che sono esili di fronte ad aggressori forzuti. «Noi siamo stipendiati per fare gli infermieri, non i buttafuori – conclude Marchesi -. Chiediamo un servizio di sicurezza che permetta a noi di lavorare serenamente e di tutelare i nostri pazienti e degenti da furti nei reparti”. A sostenere l’iniziativa è scesa in campo anche la politica, in modo trasversale, affinchè anche all’ospedale Bolognini alla questione sicurezza ci pensino le guardie che dovranno vigilare per evitare il ripetersi di gravi episodi.