Caso Yara, Bossetti condannato: in appello confermato l'ergastolo

In lacrime la moglie, Marita Comi, e la mamma, Ester Arzuffi. I legali: "Scontato ilricorso in Cassazione, oggi sconfitta della giustizia"

Massimo Bossetti (Ansa)

Massimo Bossetti (Ansa)

Brescia, 17 luglio 2017 - Confermata la condanna all'ergastolo per Massimo Bossetti, accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio. La Corte d'Assise e d'Appello di Brescia ha ricalcato in pieno la sentenza di primo grado, con la quale il carpentiere di Mapello era stato condannato all'ergastolo, l'1 luglio 2016.  I giudici hanno dato ragione quindi al procuratore generale, Mario Martani, che aveva chiesto la conferma della sentenza emessa un anno fa dal Tribunale di Bergamo. 

Bossetti è rimasto impassibile al momento della lettura del verdetto da parte del presidente, Enrico Fischetti. Poi, come ha riferito uno dei suoi avvocati, Claudio Salvagni, ha "pianto" nella sua gabbia. Il legale ha aggiunto, insieme a Paolo Camporini: "Aspettiamo le motivazioni ma il ricorso in Cassazione è scontato. Questa sera abbiamo assistito alla sconfitta della giustizia". Il muratore prima di lasciare l'aula, scortato dalla polizia penitenziaria, ha avuto solo il tempo di salutare la mamma Ester Arzuffi, che piangeva. In alcrime anche la moglie dell'imputato, Marita Comi. La donna era in aula con gli avvocati. Prima che Bossetti fosse riportato in carcere ha salutato la suocera, Ester Arzuffi, e la sorella Laura.  "Giustizia è stata fatta": questo invece  il commento dell' avvocato di parte civile, Enrico Pelillo.

La decisione è arrivata dopo oltre 15 ore di camera di consiglio. Ore di attesa, preoccupazione e nervosismo che la moglie, Marita Comi, la mamma Ester Arzuffi e la sorella Laura Letizia hanno passato in Tribunale, con i loro legali e i consulenti della difesa. Ad aspettare, insieme a loro, c'era anche una piccola folla di curiosi, quasi tutti innocentisti, che non si sono persi nemmeno un'udienza sia davanti al Tribunale di Bergamo che davanti ai giudici bresciani. E più la giornata andava avanti, più le speranze per Bossetti crescevano. Del resto, i riflettori sulla storia di Yara, che ha commosso e straziato l'Italia, non si sono mai spenti. La 13enne è scomparsa il 26 novembre 2010 da Brembate di Sopra, nel bergamasco, mentre tornava a casa dalla palestra. L'ultimo segnale del suo telefonino è delle 18.45, poi solo silenzio. Il suo corpo è stato trovato te mesi dopo in un campo di Chignolo d'Isola, a una decina di chilometri da casa, straziato da tagli e contusioni. 

Questa mattina, Bossetti aveva provato a giocarsi l'ultima carta, quella della sua incrollabile convinzione che i "veri colpevoli" della morte della ragazzina vengano individuati. Dopo aver gridato la sua innocenza davanti agli inquirenti, nel processo di primo grado e perfino in un lungo memoriale, oggi aveva voluto ancora una volta ribadire che con la morte di quella "ragazzina che aveva il diritto di vivere" lui non c'entra nulla. Bossetti aveva iniziato le sue dichiarazioni spontanee alle 8.35, proseguendo fino alle 9.15. "Io non confesserò mai un delitto che non ho fatto", aveva ribadito in aula prendendo le distanze da quel delitto, che non può che essere "opera di persone disturbate, schifose, sadiche, perché Yara poteva essere mia figlia, la figlia di tutti noi. Neppure un animale avrebbe usato così tanta crudeltà".