Scontri fra ultrà dopo Atalanta-Roma: pene confermate

Per la guerriglia andata in scena dopo la sconfitta della Dea avvenuta nel 2014

Gli scontri dopo Atalanta-Roma del 2014

Gli scontri dopo Atalanta-Roma del 2014

Bergamo - Sembra preistoria. Vuoi perché sono passati sette anni. Vuoi anche perché per via della pandemia i tifosi allo stadio non ci sono. Si parla della partita Atalanta-Roma del 2014, e degli scontri che ne seguirono. C’è stato un processo, nel 2019, con la condanna di nove tifosi. Ora la Cassazione (14 aprile, ma per leggere le motivazioni occorre attendere ancora) ha confermato la sentenza, ritendendo inammissibile il ricorso dei difensori. Inoltre il Comune di Bergamo avrà un risarcimento di circa 10mila euro. Cala il sipario su uno degli episodi di scontri all’esterno dello stadio.

Un salto indietro. Della guerriglia a ultrà dopo il match del 22 novembre terminato 2-1 per i giallorossi hanno retto le accuse di minaccia a pubblico ufficiale e lesioni all’allora capo della Digos, Giovanni Di Biase (avvocato Michelle Vavassori). Nove imputati erano stati condannati dal gup Marina Cavalleri a due anni e quattro mesi contro i tre chiesti dal pm Giancarlo Mancusi. Si tratta di Matteo Bonomi, 36 anni, di Nembro; Federico Redaelli (pena sospesa), 22, di Sorisole; Daniele Urgnani, 34, di Costa di Mezzate; Luca Bonfanti (pena sospesa), 24, di Bergamo; Fabrizio Pezzotta, 36, di Brembate; Michael Regazzoni, 30, di Romano di Lombardia; Andrea Salvi, 42, di Alzano Lombardo; Annibale Personeni, 37, di Pradalunga; Mauro Trussardi, 28, di Clusone. Assolti "per non aver commesso il fatto" dalle accuse di danneggiamento alle auto della polizia e di lesioni ad altri due agenti, parti civili, di Padova. Assolto dalla violazione del Daspo (il divieto di assistere a avvenimenti sportivi) "perché il fatto non sussiste" Michele Pioldi, 35 anni, di Urgano (il pm aveva chiesto due mesi).

Per il Comune di Bergamo, il risarcimento l’avvocato Mauro Angarano aveva chiesto almeno 100 mila euro e, comunque, 50 mila come provvisionale, per danni morali e di immagine). L’identificazione è stata il punto centrale delle difese: non ci sono elementi per collocare gli imputati dove sono avvenute le cariche. Ma gli scontri dall’esterno dello stadio si erano poi verificati in via Baioni, nelle prossimità. A scatenare i raid, "un’organizzazione paramilitare", secondo il pm, armata di bombe carta, bulloni e mazze.