Bergamo, l'affondo di Adiconsum: "Il rondò dell’A4 inadeguato e pericoloso"

L’associazione dei consumatori : "Una rotonda poco degna della città"

Il rondò dell'A4 a Bergamo

Il rondò dell'A4 a Bergamo

Bergamo, 18 gennaio 2019 - Un'infrastruttura inadeguata, pericolosa e poco degna della città di Bergamo, che si merita una porta d’accesso decisamente migliore e più funzionale rispetto ai flussi di traffico attuali. Adiconsum, l’associazione dei consumatori che fa capo alla Cisl, interviene con decisione sulla questione rondò dell’autostrada A4, un problema storico per il capoluogo orobico: sono migliaia, infatti, gli automobilisti che ogni giorno cercano di districarsi nel complesso sistema di svincoli che crea lunghe code.

L'associazione, che ha ricevuto numerose lettere e solleciti da parte di cittadini esasperati per la situazione, chiede a Comune, Provincia e società Autostrade di «trovare risorse e tempi per dotare Bergamo, città onorata dall’Unesco e da un turismo sempre più in espansione, di un ingresso alla città degno di questi prestigi». «Non vorremmo – sottolinea Mina Busi, presidente di Adiconsum – che per affrontare davvero la questione e intervenire per risolvere l’annosa situazione debba scapparci il morto». Il progetto per il rifacimento dell’opera è passato l’anno scorso a Infrastrutture Lombarde spa, società individuata da Comune e Provincia di Bergamo e da Regione Lombardia. I soldi ci sono: 25 milioni. Ma, dopo l’annuncio, sempre l’anno scorso, del finanziamento, la situazione aveva vissuto una fase di impasse dovuta al ruolo che i singoli enti avrebbero dovuto ricoprire nella stesura del progetto.

Era stato deciso che la gara d’appalto e il cantiere sarebbero stati gestiti da Infrastrutture Lombarde spa. L’avvio dei lavori è in programma alla fine del 2019 e la fine è prevista non prima di un anno e mezzo. La situazione del rondò autostradale era rimasta a lungo irrisolta, tanto che un anno e mezzo fa il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e l’allora presidente dell’amministrazione provinciale Matteo Rossi avevano preso carta e penna e scritto una lettera ad Autostrade per l’Italia e al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per invocare un intervento risolutore.